Dar voce ai bambini con cognome straniero


Foto3_piùcontrasto Durante la lettura del bellissimo libro di Benedetta Tobagi, “La scuola salvata dai bambini. Viaggio nelle classi senza confini” ci siamo imbattuti in un elenco importante, scritto da Arcangela Mastromarco, insegnante milanese da anni attiva nella promozione e difesa dei diritti dei più piccoli (ve la l’avevamo già presentata qui). “Ho provato a contrastare in un elenco i peggior i luoghi comuni che ho registrato in anni di esperienza come insegnante di italiano L2“, ha raccontato nel 2010, quando ha stilato l’elenco che speriamo insieme ad Arcangela che “non si allunghi troppo perché allora vorrebbe dire che ai pregiudizi non c’è fine”.

  • Io non sono un immigrato, sono figlio di persone coraggiose che hanno deciso di lasciare il loro Paese in cerca di un futuro migliore.
  • Io sono un bambino, non sono l’interprete della scuola, dell’ospedale, dell’ufficio vaccinazioni. Voglio giocare e non perdermi la ricreazione.
  • Io sono stato istruito in un’altra scuola, non sono ignorante se non conosco la storia degli antichi romani e quanto è lungo il Po.
  • Io sono nato in Italia, sono italiano, non sono nato nel Paese dei miei genitori e non ci sono neanche mai andato perché costa troppo.
  • Io sono amato, non sono stato abbandonato dai miei genitori che per alcuni anni non hanno potuto tenermi con loro e con molto dispiacere mi hanno affidato ai nonni.
  • Io sono trilingue, parlo italiano, filippino e ilocano. Tu, quante lingue parli?
  • Io non sono un cinesino, sono un bambino cinese.
  • Io non sono integralista, sono di religione musulmana.
  • Io sono un cittadino non comunitario, come gli americani, gli svizzeri, i giapponesi, non sono un extracomunitario e neanche un extraterrestre.
  • Io non sono né adattabile, né smemorato. Penso spesso ai miei cugini, ai miei amici e ai miei parenti e ho molta nostalgia di tutto quello che ho lasciato.
  • Io sbaglio le doppie, non sono sbagliato.
  • Io non sono nomade , sono nato e cresciuto al campo di via Triboniano. È brutto, ma è la mia casa.
  • Io sono un lettore veloce, leggo 3000 caratteri, non sono un analfabeta da alfabetizzare.
  • Io non sono clandestino, sono nel permesso di soggiorno scaduto di mio padre che lavora in nero e fa il panettiere di notte.
  • Io sono un nuovo cittadino dell’Italia, ma la Padania dov’è?
  • Io non sono figlio di coppia mista, sono figlio di mio padre e di mia madre.
  • Io non ho la musica nel sangue, sono stonato e non sono veloce come una gazzella.
  • Io sono un bambino che ama due cose, il cous cous e la cotoletta.

La Grande Fabbrica delle Parole è un laboratorio gratuito di scrittura creativa per bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie, primo in Italia a ispirarsi al modello 826 Valencia, scuola di scrittura no-profit creata dallo scrittore Dave Eggers e dall’educatrice Ninive Calegari. Dal 2009 a oggi più di 6000 bambini hanno partecipato gratuitamente ai nostri laboratori. Sostienici, qui.

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