Quando raccontate una storia, bambini, non dovete per forza dire la verità. In questo caso, però, dovrete essere ancora più bravi, per far sì che chi legge vi creda. Questo è il consiglio della scrittrice ai bambini della 4A della scuola Fabbri.
Perché hai scritto un libro così lungo?
Quando ero piccola ero sempre malata, mi annoiavo e, tra le varie cose che facevo per ammazzare il tempo a letto, leggevo. Succedeva però che quando mi regalavano libri brevi, non mi piaceva tanto, perché facevo appena in tempo a leggere la storia e appassionarmi a un protagonista che era già finita. Con i libri lunghi, invece, i personaggi stavano lì vicino a me, pian piano leggevo, li capivo e dopo un po’ diventavano una sorta di migliori amici. Poi andavo a scuola a dicevo: ho incontrato un amico che mi ha raccontato questa storia… e solo alla fine mi rendevo che non era un amico vero!
Quali sono i personaggi che sono diventati amici vostri? (chiede Federica…)
Paolino Paperino, la Strega, Harry Potter, Geronimo Stilton. Il cavaliere dei draghi, la Bambina dell’incantesimo del lago ecc.
Perché si scrive un libro?
Perché vuoi creare degli amici tutti tuoi, inventarti per loro un’avventura oppure metterli in un pasticcio tale che non sai nemmeno più come farli uscire. Devi affezionarti a loro, prima di tutto e avere voglia di raccontare la loro storia.
Quando e dove scrivi?
È difficilissimo. Durante il giorno faccio un altro lavoro, un po’ più noioso. Scrivo la mattina prestissimo, perché dopo, più tardi, sono in mezzo alla gente. La mattina, invece, sono da sola e personaggi non sono ancora mischiati a tutte le altre voci. Quando scrivo non voglio nessuno attorno (io ho due sorelle e non le voglio neanche sentire nel raggio di centomila chilometri!).
Anch’io vengo disturbato quando faccio i compiti! (dice un bambino…)
Ma come ti viene l’ispirazione?
È come quando dovevo disegnare e mi dicevano: fai un disegno” e non mi veniva in mente nulla, proprio niente! Se davanti al foglio bianco non sai cosa scrivere, allora chiudi il foglio e vai fuori dalla stanza. Il bello dello scrivere è che puoi decidere di farlo quando hai voglia.
Quando devi iniziare una storia, la prima domanda che ti fai è questa: qual è una cosa che mi piace tantissimo, a cui tengo molto? Magari c’è una storia che mi hanno raccontato, oppure che ho sentito: perché intorno è pieno di storie belle. Allora puoi prendere pezzettini delle storie che ti hanno raccontato gli altri e fare dei cambiamenti, creare cose che non ci sono. Altre volte, invece, se ti è successa una cosa che è finita in un modo che non ti è piaciuto, la puoi prendere e raccontare diversamente e, a volte, se la racconti bene, può capitare che qualche piccolo cambiamento accada anche nella realtà.
E quando devi per forza scrivere?
Pensi a una persona che ti piace tanto o a una super antipatica e le fai accadere qualcosa, una cosa bella e o una cosa brutta, un’avventura, una sorpresa.
Quando ti dicono racconta un momento speciale?
Il compito più brutto che mi davano a scuola era cosa hai fatto nel week-end. I miei genitori una volta si sono arrabbiati tantissimo perché, un fine settimana, mi avevano portata a Venezia, a vedere una mostra bellissima e io, invece, il giorno dopo a scuola ho raccontato: “sono andata dalla nonna e ho mangiato il pollo con le patatine”. Non è importante raccontate cosa è successo davvero… magari siete stati sul divano e non avete fatto niente, ma non vi va di raccontarlo. Così accade al protagonista del mio libro, Di fama e di sventura: lui non voleva raccontare che durante le vacanze stava da solo a casa con la nonna, e allora si inventava bellissime avventure. Se non vi viene in mente niente davanti al tema racconta un momento speciale provate a inventarvene uno si sana pianta. Però, se inventate, dovete essere ancora più bravi, perché la maestra ci deve credere! Non è obbligatorio dire sempre la verità. La mia maestra, addirittura, sgridava i genitori: non insegnare ai bambini a non dire le bugie perché altrimenti finiscono per diventare persone noiose, incapaci di raccontare una storia!
Cosa si fa per dare verosimiglianza alle storie?
Il bello di scrivere è che ti permette di conoscere cose che non sapevi… ad esempio, se scrivi un libro sull’Antartide e non sai niente al riguardo, allora la prima cosa che fai (ed è anche la più bella) è informarti sull’argomento, immergerti un po’ in un altro mondo. Quando devi scrivere storie, devi leggere quelle che hanno scritto gli altri; non potete scrivere delle storie se non avete mai letto un libro. Quando non sapete proprio cosa scrivere, pensate a un bel libro che avete letto e forse un’idea vi verrà.
Gli devi dare tu una fine, alla storia che scrivi, sennò andrebbe avanti all’infinito…
Il segreto è che all’inizio non sai esattamente cosa capiterà ai tuoi personaggi, però sai una cosa certa: come inizia e come finisce la storia. Altrimenti i personaggi fanno quello che vogliono. È importante, quando racconti, far succedere sempre una molteplicità di cose, così chi legge ha il desiderio di andare avanti.
Alcuni hanno bisogno di aiuto per scrivere?
Di solito è una cosa che ti piace fare da solo. Però può succedere che fai degli errori (soprattutto in un libro lungo) e, per questo, quando hai finito lo porti in una casa editrice, dove ti controllano tutti i dettagli. Ogni volta che scrivi, inoltre, rileggi. A volte ti piace così tanto quello che stai scrivendo, che vai avanti a farlo senza ricontrollare. Io lascio passare qualche giorno prima di rileggere e poi, se mi piace ancora, significa che va bene.
Si può scrivere a casaccio?
Quando scrivi ti piace se chi ti leggerà sarà in grado di seguire i tuoi personaggi nelle avventure che ti sei inventato. Se scrivi a casaccio nessuno sa più dove va la storia, e poi ti annoi anche tu. Quando scrivi, devi invece stare attento a tantissime cose, ma è quello il bello.
Sempre sulla verosimiglianza: se lo scrittore è davvero molto bravo, a te non ti importa che quello che racconta succeda anche nel mondo reale; forse potrebbe anche succedere, se te lo racconta bene, oppure magari è già successo da qualche parte e tu non ne sai nulla… Stephen King scrive che la cosa bella delle storie è che tu puoi fare delle magie.
Cosa facciamo oggi? Questa seconda volta che ci vediamo, intendo (dice una bambina…)
Scriverete voi una storia.
Quali sono le prime cosea cui dovete pensare per scrivere una storia? (chiede Federica…)
I personaggi!
Il titolo va pensato prima o dopo?
Ogni scrittore fa come preferisce. Quando pensi il titolo prima della storia, è perché ti viene in mente una frase così bella che non importa cosa ci metti dentro, e di solito sono titoli che non ti dicono di cosa parlerà la storia. Anche perché voi non volete che il titolo vi racconti già la cosa più importante del libro… deve solo suggerire, dare un’idea, farvi immaginare. Altre volte il titolo lo pensi alla fine. Ad esempio, a me è successo così con l’ultimo libro. Narra la storia di un personaggio, da quando è bambino a quando diventa grande: prima le cose gli vanno tutte molto bene, ma a un certo punto, dopo che gli succede una cosa brutta, le cose iniziano ad andare tutte male. Cercavo e cercavo un titolo che raccontasse questa storia, ma non mi veniva in mente niente. Finché è successo che, una sera in cui non riuscivo ad addormentarmi, ho iniziato a pensare a cose noiose per prendere sonno… e qual è la cosa più noiosa di tutte? Le poesie imparate a memoria a scuola. Ho iniziato, allora, a recitare una poesia di Foscolo ed era così noiosa che mi sono addormentata. La mattina dopo ho recitato questa poesia al mio fidanzato e, così, è venuto fuori il verso che poteva diventare il titolo del libro: bello di fama e di sventura. Togliendo bello, restavano la fama e la sventura, che è quello che succede al protagonista. Ricordatevi, il titolo deve lasciarvi immaginare tutte le cose che volete.
Bisogna stare attenti quando si scrivono i libri, ad esempio che i disegni vadano bene, magari in un libro per bambini?
In questo caso è più difficile, devi pensare nel modo in cui pensa un bambino piccolo. Di solito, tu scrivi la storia e poi arriva un illustratore a fare i disegni. Allora l’autore deve raccontare anche a lui la storia, fargli capire bene come ha invetato tutti i personaggi e le loro avvenutre, deve trascinare anche l’illustratore dentro la storia.
Ma tu quanti libri hai fatto?
Due. Ci si mette tanto tempo a scrivere un libro. Magari passi un pomeriggio a scrivere una cosa che poi, alla fine, non si rivela essere così bella. Allora appallottoli il foglio e lo butti nel cestino.
Come fai a scegliere il personaggio più importante?
Man mano che inizi a scrivere, lo capisci da te. Ad alcuni personaggi non riesci ad affezzionarti tanto e allora li lasci perdere e li abbandoni per la strada. Quelli che restano, quelli a cui vuoi più bene, sono dei buoni personaggi.
Cose indispensabili?
Bei personaggi. E poi, una cosa importantissima: il personaggio, che inizia la storia in un modo, deve essere diverso quando la storia finisce. Deve essere successo qualcosa.