Gli alunni della III C della scuola Tito Speri di Milano intervistano la scrittrice Chicca Gagliardo, ospite alla Grande Fabbrica delle Parole. Le foto sono di Massimiliano Tappari e Annalisa Mazzoli.
Francesca: «Voi che siete al secondo laboratorio un libro l’avete già scritto, quindi siete scrittori».
Bambini: «Sììììì!!!!»
Francesca: «Allora ho pensato: perché non invitiamo qualcuno che scrive. Chi potrei invitare?»
Bambini: «Noi!»
Francesca: «Sì certo, e anche una scrittrice di professione: Chicca Gagliardo, che ha pubblicato tanti libri».
Bambina: «Li sai tutti a memoria i libri che hai scritto»?
Chicca: «No, veramente no, perché quando finisci un libro e ne cominci un altro sei completamente concentrato su quello nuovo e ti scordi un po’ di quello che hai già scritto».
Francesca: «E voi, vi ricordate di cosa parlava il vostro libro»?
Bambino: «Di una tigre…»
Bambina: « … di una tigre che cercava amici».
Francesca «Allora con Chicca potete scambiarvi le vostre esperienze di scrittori. Vi faccio vedere una cosa [mostra la copertina de Gli occhi degli alberi]: ci sono alberi con gli occhi».
Bambina: «Io li ho visti».
Francesca: «Io non li avevo mai visti, ma dopo che Chicca me li ha mostrati li vedo anch’io».
Chicca: «Me ne ha parlato Massimiliano Tappari che è un fotografo bravissimo, ho cominciato a pensarci su e mi è venuta voglia di scrivere questo libro».
Bambino: «Ma tu quando hai cominciato a scrivere?»
Chicca: «Avevo più o meno la vostra età, otto anni. Ho scritto la storia di una vecchietta che entrava nella stanza dei bottoni e faceva saltare in aria il mondo. Una storia un po’ così, però ho insistito con la mamma perché la mandasse a un giornale. Nessuno ha risposto».
Bambina: «E poi?»
Chicca: «Poi il primo libro che ho pubblicato è stato Nell’aldilà dei pesci che racconta di come i pesci vengono a vedere il nostro mondo. Sapete cos’è la cosa strana? La cosa strana è che ero diventata grande ma come tutti gli scrittori cercavo quello che avete voi e che da grandi si fa fatica a ritrovare: lo sguardo curioso e libero».
Bambina: «Cosa c’entra la copertina con i pesci?»
Chicca: «La copertina viene scelta alla fine. In questo caso quando ho visto questa immagine ho pensato a una sirena, una sirena uscita dall’acqua per guardare il nostro mondo».
Francesca: «La copertina del vostro libro l’avevate scelta con l’editore, ricordate? Ma quando voi scrivete vi capita di incontrare qualche difficoltà? A me per esempio viene difficile scegliere che strada far seguire ai miei personaggi. E a te, Chicca?»
Chicca: «A me è successo che volevo scrivere la storia di una donna che cerca di uscire da un amore sbagliato, avevo tutta la storia in testa, ma non riuscivo a raccontarla. La voce non era quella giusta. Poi appena è saltata fuori l’idea di un’ombra protagonista, un’ombra che racconta, zum! La storia è partita».
Francesca: «Avete mai osservato le ombre? La vostra com’è?»
Bambino: «Nera».
Francesca: «Cambia? E come cambia?»
Bambina: «A volte è lunga, a volte è corta».
Chicca: «Sapete una cosa? Quando nasciamo noi non conosciamo le ombre. I bimbi piccoli non sanno cosa siano, poi quando crescono le scoprono e si stupiscono, ma da grandi non le vedono più, perché il cervello non le considera importanti, e così le ombre si intristiscono perché non sono utili a nessuno».
Francesca: «E allora cosa fanno? Che storie raccontano? Cosa mangiano?»
Bambina: «Mangiano la luce che proiettano».
Chicca: «E poi la luce scompare e non si vedono più».
Francesca: «Oppure?»
Bambina: «Oppure le ombre mangiano le ombre dei cibi».
Bambino: «L’ombra di un cheeseburger».
Chicca: «La mia idea, ma naturalmente ognuno ha la sua, è che le ombre mangino i colori. I cuscini colorati, in particolare, sono appetitosissimi».
Bambino: «E quando l’ombra va via il cuscino com’è?»
Chicca: «Ritrova il suo colore, le ombre assaporano i colori finché ci stanno sopra, ma non li tolgono. Ma secondo voi come fanno le ombre a starci attaccate ai piedi?»
Bambino: «Sono la nostra immagine contro la luce».
Chicca: «Nel libro che vi dicevo, Lo sguardo dell’ombra, ho scritto: nessuno ama la luce più delle ombre. È così: perché è la luce a creare l’ombra. E cosa fanno le ombre al buio? Cantano e dalle loro bocche esce un colore: giallo limone.
Bambino: «Pitturano le stelle!»
Francesca: «C’è una bellissima storia a proposito delle ombre…Chicca si è fatta fare delle foto e…ce la racconti?»
Chicca: «Avevo chiesto a un’amica fotografa di farmi delle foto, agli scrittori a volte servono. Beh, farsi fotografare è noiosissimo. Però il bello è che i fotografi usano delle luci molto forti… e così vengono fuori delle ombre stupende. All’inizio non le avevo notate, ma poi osservando le foto me ne sono resa conto e così con la mia ombra ho cominciato a giocarci. Qui ci teniamo per mano. Lo sapete che l’ombra è l’unico corpo bidimensionale che esiste in natura?»
Bambina: «Come questa qui?» [indica un’ombra sul pavimento].
Chicca: «Quando ti alleni a farci caso le vedi ovunque. Le cose davvero invisibili sono quelle che non noti».
Francesca: «Come gli occhi degli alberi».
Chicca: «Sì, dopo che ho visto questa foto mi sono detta che mi sarebbe piaciuto capire meglio questa faccenda degli occhi degli alberi. Vi leggo un pezzo, è un’enciclopedia di uno scienziato un po’ matto. […]
Bambina: «Ma esiste qualcosa che non si può vedere ma c’è?»
Chicca: «L’aria».
Bambino: «Ma non la tocchi».
Chicca: «Pensa al vento…al respiro, caldo freddo. Adesso sto scrivendo un libro sull’aria. E poi ci sono le nuvole. Un mio amico mi ha detto che le nuvole sono disegni nel cielo».
Bambina: «Anch’io quando faccio viaggi lunghi in macchina guardo sempre le nuvole».
Chicca: «Ecco anche questa è un’altra storia che si può scrivere… una storia su una nuvola. Nasce piccola poi cresce e prende forme strane, strane come pesci volanti. A proposito, lo sapete che esistono pesci stranissimi come i pesci volanti?»
Bambino: «Sìììììììììì!!»
Chicca: «Un altro è il perioftalmo che se ne sta fuori dall’acqua, sui rami di mangrovia e ha grandi occhi sporgenti per guardarsi intorno».
Bambino: «Come fa?»
Bambina: «Perìcosa?»
Bambina: «E c’è anche un terzo pesce strano?»
Chicca: «Quello me lo sono inventato io. È celeste. È il pesce…
Bambina: «Lo so, è il pesce nuvola!»
Chicca : «Appare nello spazio creato dalle nuvole».
Bambino: «A me sembra una macchina».
Banbino: «A me sembra un coltello, al contrario, così quando devi tagliare le cose non ci riesci».
Chicca: «E questo cos’è?» [mostra un’altra foto]
Bambini: «Un fossile!»
Bambina: «A me sembra sabbia».
Bambino: «Un frisbee».
Bambino: «Un’impronta di dinosauro»
Bambino: «Tiro al bersaglio?».
Bambina: «Tartaruga! Una tartaruga fossile».
Bambino: «un pesce palla».
Chicca : «Tutte risposte esatte. Io ci ho visto un labirinto rotondo».
Bambina: «E come fai ad uscire?»
Chicca: «In realtà è l’impronta di una scarpa».
Bambino: «Ma che piede aveva?»
Bambino: «Era un elefante…»
Bambina: «Un elefante con le molle sotto le zampe…»
Bambino: «Che saltava perché non aveva voglia di camminare».
Chicca: «Questa è una storia! E guardate qui [mostra altra foto]. Cos’è?»
Bambina: «Insetto stecco.»
Chicca: «Sabbia. Riva del mare dove le onde lasciano orme. Avete presente?»
Bambino: «Sì e fanno anche le bollicine».
Chicca: «Ecco, visto che qui siamo tutti scrittori, vi volevo far conoscere una scrittrice speciale: l’acqua. Ho immaginato una scrittura fatta dall’acqua che noi dobbiamo decifrare».
Bambino: «E chi lo dice?»
Chicca: «Uno studioso che ho inventato io. E guardate qui [mostra la risma dei fogli con le bozze del suo nuovo libro]: così nasce un libro».
Bambina: «Che tanto!»
Chicca: «È ancora pieno di errori, devo darlo all’editore».
Bambina: «Ma com’è che si fa un libro dopo che lo hai scritto?»
Chicca: «Scrivi e poi leggi, rileggi, e rileggi e poi lo lasci lì un po’».
Bambino: «Così ti dimentichi e non continui a credere che quello che hai scritto sbagliato è giusto».
Chicca: «Esattamente. E anche quando scrivi e non ti vengono le parole giuste, devi lasciar lì la storia per un po’. E magari la fai leggere agli altri e poi discuti con loro e difendi le tue idee. Ma occorre anche essere umili, magari hai fatto errori, non importa. Mai avere paura degli errori».
Francesca: «State guardando le ombre dell’acqua, Chicca vi ha contagiati».
Chicca: «Stasera con la luce provate a fare le ombre con le mani, sono bellissime. Poi fateci caso: la mattina quando sorge il sole le ombre sono lunghe lunghe, poi si accorciano e a mezzogiorno sono cortissime. Poi ricominciano ad allungarsi e verso sera sono di nuovo lunghissime».
Bambina: «Ma i libri sono facili da fare?»
Chicca: «Ci sono momenti belli, che ti sembra che tutto fili meravigliosamente, e momenti brutti».
Bambino: «Scrivi un libro su di te».
Chicca: «Non sono così interessante».
Bambina: «Scrivi di come vedi il mondo secondo te!»
Chicca: «In effetti lo faccio. Guardate un po’. Si può disegnare nell’aria. Lo avete mai fatto?».
Bambino: «Io l’ho fatto ieri pomeriggio».
Chicca: «Potete anche scrivere. Scrivere cose che nessuno vede. Ecco, così».
Bambino: «Io una volta ho scritto alla mamma».
Francesca: «Secondo te, Chicca, possiamo fare una storia di un’ombra?»
Bambini: «Sìììììììììììì!!!»
Francesca: «Ombra di? Un panino…un gatto?»
Bambino: «Un’ombra nel mare».
Francesca: «E cosa fa? Come vive? Ha amici? E soprattutto che desiderio ha?»
Bambino: «Avere un brutto amico».
Bambina: «Aiutare gli animali».
Francesca: «E come fa?»
Bambino: «Diventa come loro».
Francesca: «In che modo?»
Bambina: «Chiede a una strega».
Chicca: «Bene, allora visto che abbiamo gli ingredienti facciamo la magia della storia».
Una risposta a “Lo scrittore si racconta: Chicca Gagliardo”
[…] Gagliardo io l’ho conosciuta indirettamente attraverso i racconti delle volontarie della Grande Fabbrica delle Parole, laboratorio di scrittura creativa per ragazzi al quale collaboro anch’io. Ricordo Francesca […]