Qui di seguito, l’intervista dei bambini della 3°A della scuola elementare Ferraris allo scrittore Davide Musso.
Bambino: «A te è sempre piaciuto scrivere?»
Davide: «Sì, anche se lo trovo faticoso».
Bambino: «Com’è la vita di uno scrittore?»
Davide: «Bisognerebbe chiederlo a uno scrittore vero. Scherzi a parte, gli scrittori sono persone normali, che fanno una vita come tutti. Tendenzialmente mangiano, dormono, hanno un lavoro, e poi cercano di trovare il tempo per scrivere. Io ad esempio faccio l’editor per Terre di mezzo Editore. Sapete tutti cos’è un editor? È la persona che, un una casa editrice, sceglie i libri da pubblicare».
Bambino: «Tu leggi tantissimo?»
Davide: «Con i miei colleghi leggiamo le storie che ci propongono per decidere quali pubblicare. Ma non facciamo solo quello: ci sono da preparare i contratti con gli scrittori, i contatti con le tipografie per accordarsi sulla stampa dei libri, i contatti con le librerie che poi li venderanno. Insomma è un lavoro complesso. E a voi, cosa piace leggere?»
Bambini: «Geronimo Stilton! Harry Potter!»
Bambino: «Cosa si fa quando viene il blocco dello scrittore?»
Davide: «Uno scrittore che conosco (Giulio Mozzi, ndr) ha un mazzo di carte, su cui ci sono scritte delle frasi. Quando è bloccato, ne estrae una, e grazie a quella, prova a guardare il problema da un altro punto di vista, cercando di sbloccarsi. A volte incaponirsi su una parte della storia che non funziona può non servire a nulla. A volte è utile distrarsi. Ma anche cercare di immaginarsi la storia il più possibile e smettere di scrivere poco prima di arrivare all’ultima scena che avevi in mente: così il giorno successivo sai già da dove ripartire».
Bambino: «Come scegli i nomi dei tuoi personaggi?»
Davide: «Racconto solitamente storie abbastanza realistiche, quindi scelgo nomi normali, o che magari richiamano una determinata caratteristica del personaggio».
Bambino: «Tu solitamente scrivi racconti?»
Davide: «Ho scritto racconti e anche una cosa un po’ più lunga. In più, sono stato in una piantagione di banane in Ecuador e ho raccontato in quali condizioni lavorano i braccianti che le raccolgono».
Bambino: «E come fanno?»
Davide: «Per raccoglierle utilizzano dei machete, con tagliano il casco di banane e poi anche il banano per permettere ad altri banani di crescere».
Bambino: «E la storia un po’ più lunga di cosa parla?»
Davide: «La storia un po’ più lunga parla di questo ragazzino, Pablo, che va a vivere in un palazzo e conosce altri ragazzini che all’inizio fanno i bulli ma dei quali poi diventa amico, e una signora che tutti chiamano la strega, ma che in realtà è solo una persona sola».
Bambino: «Hai mai fatto una storia di 2000 pagine?»
Davide: «No. Sono molto lento e pigro. Ci ho messo 4 anni a scrivere una cosa di 100 pagine».
Bambino: «Le scrivi a mano o sul Pc?»
Davide: «Sul Pc».
Bambino: «Eh, ma sul Pc è più facile. Hai le lettere già pronte! E poi quando fai un errore, ti mette una linea rossa sotto e c’è il tasto per correggere!»
Bambino: «C’è un momento della giornata migliore di altri per scrivere?»
Davide: «Mah, ognuno ha il suo. C’è chi preferisce la mattina presto e chi di notte. Io se avessi il tempo preferirei al mattino. E voi quando preferite scrivere?»
Bambini: «Preferisco scrivere dopo le due mezza». «Quando sono a casa! » «Io un’ora prima che finisca la scuola! Così scrivo meno».
Bambino: «Ma tu scrivi notte e giorno?»
Davide: «La sera sono stanco, perché ho lavorato tutto il giorno. Preferisco al mattino».
Bambino: «Mah, secondo me se dormi dall’1 alle 4, poi ti ricarichi».
Bambino: «Quando uno scrittore deve fare un libro, per scrivere 60 pagine quanto ci mette?»
Davide: «Dipende. Jack Kerouac ha scritto Sulla Strada in tre settimane. Ho un amico che per scrivere un racconto ci mette anche un anno (Paolo Cognetti, ndr).»
Bambino: «Noi ci possiamo mettere una settimana a scrivere 20 pagine! Basta mettere una parola grande come una pagina, ed è un attimo!»
Bambino: «Tu, prima di scrivere al computer, fai la brutta?»
Davide: «Scrivo sempre al pc. Giro con un taccuino in tasca per degli appunti. Ma poi riporto sul pc».
Bambino: «Quando eri in Ecuador, come hai fatto?»
Davide: «È stato tanti anni fa. Non avevo un portatile e non esistevano gli smartphone. Avevo un quaderno e un registratore per le interviste».
Bambino: «Se tu dovessi scrivere la storia di un drago, da dove partiresti?»
Davide: «Dalla fine. Ci sono dei miei amici che fanno la cena al contrario. Partono dal caffè, poi il dolce, il secondo, etc. Si potrebbe scrivere una storia a partire dalla coda».
Bambino: «Quando scrivi, descrivi i personaggi, o scrivi solo le loro storie?»
Davide: «C’è l’autore che descrive nei dettagli i personaggi, l’abbigliamento, i capelli, i vestiti. Io cerco di farli parlare, di descriverne le azioni da cui poi si possano cogliere anche le caratteristiche».
Bambino: «Hai un tatuaggio sul braccio?»
Davide: «Ho un galeone pirata».
Bambino: «C’entra con una storia?»
Davide: «Tutto c’entra con una storia. Ma non so se questa la racconterò».
Bambino: «Hai qualche rito segreto che fai mentre scrivi?»
Davide: «No, non ho nessun rito particolare».
Bambino: «Tu prendi spunto da una storia già scritta e poi la fai da solo?»
Davide: «Prendo spunto da quello che vedo in giro, in strada. Copio dal vero. Allora, vi va di scrivere la storia di questo drago partendo dalla fine? Iniziate dalla scena finale e andate a ritroso. C’è un drago, l’ultimo drago sulla terra, che ha delle scaglie di cioccolato sulla schiena. È un drago molto goloso e con il collo e le zampe molto corte, ma nonostante questo alla fine non ha più le scaglie sulla schiena e ha la bocca sporca di cioccolato. Come ha fatto?