Lo scrittore si racconta: Sumaya Abdel Qader


Durante l’intervista dei ragazzi della scuola media Mauri alla scrittrice Sumaya Abdel Qader si è parlato davvero di tutto: da come nasce l’amore per la scrittura ai frutti che cadono lontani dalle radici degli alberi. È stato un incontro unico in cui  guardare insieme le nuvole e cercare nuove storie. 

La mia passione di scrittrice è nata tardi. Prima mi definivo raccontatrice. Infatti da ragazza non scrivevo ma raccontavo tantissimo, inventavo storie (a volte vere e a volte no). Ho sempre sentito che durante la giornata c’erano piccole cose che mi ispiravano. Ad esempio da ragazza mi piaceva sdraiarmi su un prato, guardare le nuvole e raccontare a loro le storie che mi venivano in mente guardandole. Spesso qualche mio amico si sdraiava vicino a me per ascoltarle.

Anni dopo, nel 2008 mi è stato chiesto di raccontare qualcosa della mia vita. Quindi ho scritto: Porto il velo e adoro i Queen. Mi sono ispirata alla mia vita per scriverlo, ma non solo, anche a quella di tante altre ragazze come me che vivono in Italia ma hanno origini diverse.

Io scrivo spesso per riviste e giornali e mi piace raccontare la città nuova. Ritengo che le nostre città si stiano trasformando in qualcosa di nuovo, con nuove persone, nuovi segni ecc…

Quando mi hanno chiesto di scrivere un libro avevo già delle cose scritte buttate nel cassetto del computer (io scrivo sempre a computer), le ho riprese creando un filo conduttore. Ho cercato di scrivere un libro piacevole leggero e adatto a tutti. Volevo che nascesse dalle emozioni e dai sentimenti.

Se potessi tornare indietro rimetterei per iscritto tutte le cose che ho prodotto nella testa, tutti i racconti che ho fatto solo oralmente, è un peccato che li abbia persi. Ogni tanto qualcuno me li ricorda…

I suoi genitori le hanno mai dato l’ispirazione per qualche suo racconto?

Si, fanno parte della mia vita, mi hanno insegnato tante cose, mi è capitato anche di scontrarmi spesso con loro. E mi hanno dato molta ispirazione per pensare e riflettere e un po’ è anche in questo libro.

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Che genere di libri scrivi?

Ho scritto questo, ora sto scrivendo il suo seguito e un altro libro tutto diverso che nasce dall’esigenza di spiegare a chi non è musulmano che cosa è l’Islam. Ho raccolto tutte le domande che mi sono state fatte nel tempo, le ho messe per iscritto, ho risposto e poi le restituirò a tutti.

Cosa pensi dell’Isis?

L’Isis è una storia brutta.Che si sta sviluppando tra due bellissimi paesi: Iraq e Siria.                                  Noi musulmani li rifiutiamo perché nulla c’entrano con l’Islam. Non si può accettare questo tipo di violenza. Noi li respingiamo fortemente e non ci rappresentano.

Io scrivo prima di tutto per far conoscere delle cose. E c’è tanto da scoprire e raccontare sui musulmani.

Ad esempio produco anche piccoli racconti per le scuole, per un’iniziativa del comune di Milano sulle religioni. Le storie e i racconti sono uno dei modi più belli per raccontarsi. E per conoscere culture che non sono più così lontane da noi.

Se voi mi chiedete come ti senti io vi rispondo: italiana. Mi piace l’Italia, questo è il mio paese. Io penso e sogno in italiano. C’è una nuova possibilità oggi, un nuovo modo di essere italiani.

A scuola eri già brava a scrivere?

No, ero un po’ pigra, avevo difficoltà a scrivere, preferivo pensare e lasciare il pensiero là. Anche scrivere è una questione di volontà, bisogna farlo passo per passo.

Quando hai cominciato?

Intorno ai 20 anni.

Sono stata più una relatrice, quindi parlavo di fronte a tante persone. Mi chiamavano per parlare di Islam e intercultura, ma non scrivevo nulla.

Quando ho cominciato ho preferito non scrivere un libro serio, ma un libro più divertente e leggero, utilizzando anche l’ironia e il gioco. Secondo me trasmette meglio quella che sono.

Ti sei ispirata alla tua vita nel libro?

Si, molto, ma non solo, il libro è costruito sulla vita di tante altre ragazze. Non volevo fosse biografico, preferivo che ci fossero tanti aspetti di tante vite tutte interessanti.

Hai incontrato difficoltà?

Non sempre arriva facilmente l’ispirazione. Se non mi viene in mente nulla o c’è qualcosa che non mi piace io chiudo tutto e lascio passare del tempo.

Leggeva molto?

Si mi piace moltissimo: leggere è come viaggiare. Mi rannicchiavo in un posto piccolo, per esempio nella biblioteca della scuola e mi immaginavo di entrare in una capsula del tempo e viaggiare.

Che libri leggeva?

Ho avuto varie fasi, da bambina mi piaceva Gianni Rodari e i classici italiani, poi crescendo ho letto molto Stephen King. Poi non ho più avuto una sola preferenza. Mi piace un po’ di tutto.

Leggere aiuta a scrivere?

Leggere aiuta tantissimo. Vi racconto una cosa: Io ho 3 figli. Una ha 10 anni ed è una pigrona a leggere. A scuola ha difficoltà a trovare le parole. Io le ho detto che leggere ti aiuta ad usarle e le ho comprato un libro che a lei piaceva molto. Quando lo legge, mi chiede di spiegarle ogni parola che non conosce. In poco tempo ha imparato tantissime nuove parole. Quando scriverà una storia avrà un pacchetto più grande di nuove parole e con questo migliorerà la propria scrittura.

Cosa consiglia a un ragazzo che vuole diventare scrittore?

Io non consiglio niente, deve venire da dentro. Forse l’unica cosa è: seguire il tuo sentimento e la tua passione, e farlo, cominciare. Se devi scrivere un racconto, inizialo, scrivi. Io mi segno tutto quello che mi viene in mente durante la giornata: idee, frasi, personaggi. Scrivo subito, non lascio mai passare il tempo che poi si dimentica. (Potete farlo sul cellulare o su un quaderno). Io ho scritto anche sulla carta igienica perché l’ispirazione viene anche in bagno. Sconsiglio il cellulare al bagno perché rischia di cadere nel water!

Le tue figlie vorrebbero scrivere?

Una sì, la più grande. Alla più piccola, che si arrabbia spesso, ho regalato un diario per farle scrivere cosa la fa arrabbiare ogni volta e cosa vorrebbe in quel momento. Lei lo tiene sotto il letto. Chissà cosa ne verrà fuori. Mi ha detto che un giorno me lo farà leggere.

C’è un posto specifico dove le vengono delle idee?

No, arrivano in qualsiasi momento o spazio. Se mi limito a mi do dei tempi o dei luoghi mi blocco. Ognuno ha il suo modo non ci sono regole.

Quanto ci ha messo a scrivere il suo libro?

Circa otto mesi. Quelli che sto scrivendo ora li scrivo già da un po’. Riesco a scriverli insieme perché sono molto diversi.

Un mio amico scrittore ci ha messo 6 anni. Secondo me ci si mette tanto perché molti scrittori non scrivono per gli altri ma per se stessi. Non hanno la fretta di far leggere ad altri il proprio libro. Quando si sentono pronti di restituire la storia la pubblicano e questo può succedere anche dopo molto tempo.

Lei ha dei lettori che aspettano la sua storia, questo le dà dei tempi?

No, mi prendo tutto il tempo di cui ho bisogno

La pazienza è importante?

Sì, è importante, non bisogna avere fretta di arrivare all’ultima pagina.

C’è mai stato un momento in cui ha pensato di mollare tutto?

Si, anche con il libro che sto scrivendo, ora ho ripreso. Ma non bisogna neanche aver paura di abbandonare il lavoro. Poi magari torna l’ispirazione. Bisogna lasciare il tempo per far maturare le cose.

Come mai lei trova ispirazione in un albero o in una nuvola e un altro no?

È una questione di sensibilità e la tua sensibilità è collegata alla tua storia e alla tua vita. Per me ad esempio la pianta del gelsomino mi ricorda la casa dei miei nonni in Giordania, e quella degli altri nonni in Palestina.  Quindi mi stimola nostalgia, la terra dei miei avi, la terra dei miei genitori.

L’albero spesso mi ispira un’idea. Ci sono delle radici che sono l’inizio dell’albero, il quale cresce e produce dei rami con foglie e frutti che possono anche cadere lontano dall’albero. Un frutto può cadere lontano dall’albero, e dalla terra su cui è caduto con il proprio seme produrre un nuovo albero. Questo mi fa venire in mente la vita delle persone. Uno stesso albero può produrre la vita in un pezzo di terra, e poi un po’ più in là e poi più in là. Mi ricorda la storia della mia famiglia.

Cosa cerca di trasmettere quando scrive articoli per il Corriere?

La mia intenzione è quella di fare emergere una pluralità, una ricchezza che c’è a Milano. Nuove storie, nuove esperienze. Io voglio aiutare le persone a superare la paura di incontrare nuove persone e nuove esperienze. Si può viaggiare anche stando fermi qui a Milano. È la bellezza che dobbiamo cogliere e saper raccontare se vogliamo essere scrittori.

Hai mai pensato che non saresti riuscita a diventare scrittrice?

Si, ma prevale la passione e anche la curiosità di sapere.

Alcune case editrici ti danno delle scadenze?

Dipende dagli accordi presi in precedenza. Alcune volte sì, io non mi accordo mai con i giornali o con le case editrici. Appena ho pronto un articolo lo propongo. Non mi piace avere tempi.

Cosa pensano i tuoi figli del tuo lavoro da scrittrice?

Non è il mio lavoro principale. Io faccio l’insegnante in un liceo e all’università. Però sono contente del mio lavoro di scrittrice. Mi chiedono aiuto per i temi, quando vengono gli amici a casa e io riproduco l’ambiente del racconta-storie. Loro si siedono sui cuscini, io su una sedia. L’importante è che siano storie inventate sul momento, non preparate. In arabo questo si chiama Hakawati.

Lei si confronta con altri scrittori di ora?

Ogni settimana!

E serve?

Moltissimo. Discutiamo dei libri che abbiamo scritto e anche degli articoli. Questo ti dà una nuova ispirazione e ti fa anche cambiare idea, che è molto importante. Il mio motto è: mai come ieri. Ogni giorno, senza paura di cambiare idea, deve essere bello da esplorare con sempre nuove strade…

Che ne dite se guardiamo  le nuvole insieme?

I bambini si alzano e siedono vicino alle finestre. Sumaya, in piedi davanti a loro, li aiuta a cercare delle storie nelle nuvole.

Una calza, una barca senza albero maestro, un serpente che sputa qualcosa, una balena

Secondo voi perché ognuno di noi vede cose diverse? Perché ognuno di noi pesca dal vissuto, dalla propria vita. Perché apre una finestra sul proprio vissuto su quello che ha dentro e in quel momento lo rinnova di qualcosa di nuovo, che c’ entra con quello che sta succedendo. Ecco perché la vita è importante, che sia stata bella o brutta vi può sempre ispirare perché è vostra.

Io per esempio nelle nuvole ho visto un dragone perché sono appena stata al capodanno cinese, una festa bellissima.

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