I ragazzi della terza media di via Frigia ci raccontano una storia di margini e acqua che scorre sotto al naviglio. Protagonista il signor Lo Yeti, che si veste sempre mezzo estivo (sotto) e mezzo invernale (sopra).
Mi chiamo Maurizio. Maurizio Lo Yeti.
E non è che mi chiamo Maurizio Lo Yeti così, per caso. Mi chiamo Maurizio Lo Yeti perché sono un Yeti, figlio di Yeti, nipote di Yeti. Yeti tutta la famiglia. Ho una bella targa con scritto “Famiglia Lo Yeti”. Una volta stava davanti alla porta della bella casa di famiglia, ora l’ho appiccicata con la colla attaccatutto al ponte di via Ponte Nuovo, naviglio Martesana, Milano. Casa mia.
Sotto il ponte c’è un’umidità pazzesca, per questo mi tengo sempre addosso un giubbottone tutto imbottito (anche se sono peloso, in quanto Yeti, ho freddo lo stesso). Quando c’è una giornata di sole, lo strizzo per bene e lo stendo su un albero che sta lì vicino, finché non si asciuga e così me lo rimetto per un altro po’. Sotto il ponte c’è sempre bagnato, oltretutto, e mi tocca stare con gli stivali e i bermuda. L’effetto è quello che è: sopra sembro pronto per andare a sciare, sotto assomiglio a un pescatore in costume da bagno.
Quando proprio non ce la faccio più per tutto ‘sto freddo, mi faccio una pentolona di vin brulè. Prendo un paio di bottiglie dalla mia riserva di Tavernello, manciata di cannella, spruzzata di zucchero e la buccia di un’arancia. Ecco, oggi avrei proprio voglia di una tazza di vino fumante. Peccato che la scorta di vino sia finita (da un bel po’) e mi ritrovo con un sacco di buccia d’arancia e neanche un’idea per procacciarmi il Tavernello. Ahimè.
Continua anche tu la storia come hanno fatto i ragazzi della 3C della scuola Calvino di Milano al laboratorio!