Ogni bambino è un mondo. Una nuova rubrica sull'inclusione.


Ogni bambino è un mondo. Al di là delle etichette. BES, DSA, disabilità, non dicono niente di Chiara, Matthew, Amani, Noemi, Luca…

Inauguriamo oggi una nuova rubrica, che vuole dare voce ai bambini e ai ragazzi che incontrano i libri, l’arte, la musica, superando qualche ostacolo – ciascuno ha il suo – per arrivare alla bellezza che è innanzitutto dentro di loro, e che si rifrange e risuona nell’incontro con l’arte.

Chiederemo loro di indicarci i punti di difficoltà e di felicità, attraverso la mediazione di persone competenti e appassionate che lavorano perché la cultura sia per tutti.

Il primo intervento, di Francesca Tagliabue, racconta un incontro avvenuto un sabato mattina a la Grande Fabbrica delle Parole. Grazie al Pio Istituto dei Sordi, che ci ha dato l’occasione e la motivazione profonda per aprire questa rubrica, e senza il quale questo incontro non sarebbe stato possibile.

Francesca Frediani

 

VARCARE IL LIMITE

Superare il deficit uditivo: report di una chiacchierata con tre ragazzi della scuola media

 

Quando si parla di sordità, si è generalmente portati ad immaginare una “persona che non sente”, con cui sia difficile comunicare, per la quale il canale scritto possa essere una valida alternativa, se non l’unica. In realtà il grosso equivoco sta proprio qui, un fraintendimento che andrebbe colmato soprattutto con gli insegnanti: oggi un bambino o un ragazzo sordo con protesi o impianto cocleare può sentire, anche piuttosto bene, è in grado di comunicare in maniera efficace, però allo stesso tempo il suo accesso alla lettura e alla scrittura potrebbe rimanere un aspetto complesso e faticoso, su cui è fondamentale lavorare. Anche per riflettere su questa interessante connessione, La Grande Fabbrica delle Parole si è incontrata con a.l.f.a., un’associazione familiare che da molti anni ormai si occupa di sordità: cosa significa leggere e scrivere per un bambino/ragazzo con sordità e come il tutto può essere reso sempre più accessibile?

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Abbiamo quindi voluto chiedere direttamente ad alcuni ragazzi sordi cosa ne pensassero del leggere libri e dello scrivere testi, e ne sono emerse riflessioni e considerazioni molto interessanti, soprattutto hanno affrontato la discussione – per nulla scontata – con un grande consapevolezza e partecipazione. La prima piacevole sorpresa riguarda il fatto che a 12-13 anni questi ragazzi leggono, e leggono molto! A partire dal “Diario di una schiappa”, pietra miliare da cui a quanto pare in molti sono passati tra gli 8 e i 9 anni, fino ad arrivare alla saga di Harry Potter, tutti hanno raccontato di un’abitudine alla lettura che fa leva inevitabilmente sul piacere e che non si spaventa nemmeno davanti a tomi di centinaia di pagine. Il bello sta proprio qui, nel fatto che non si legge per dovere, ma per scelta personale e soprattutto per piacere, e quando è una professoressa ad assegnare un libro da leggere al mese, il compito da Lorenzo non viene letto come un’imposizione, ma come una cosa che in qualche modo piace. Quando legge, Giovanni dimentica tutto, addirittura di innaffiare le sue adorate piante, ed entra così in un mondo parallelo da cui è difficile staccarsi.

Per un ragazzo sordo l’accesso alla complessità della lingua non è scontato, ci possono essere delle difficoltà a diversi livelli, ad esempio con strutture frasali complesse, con il lessico, o con le espressioni figurate, solo per fare degli esempi. Questi aspetti si ripercuotono sul livello di comprensione del messaggio (verbale o scritto che sia), e di conseguenza anche sulla produzione di un testo.

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Eppure, Giovanni, Marco e Lorenzo amano leggere! E molto probabilmente – come accade per tutti – più leggono, più cresce la loro competenza linguistica. Interessantissimo il “mistero” – come lo definisce lui-  descritto da Giovanni, che proprio non capisce come mai quando legge i suoi libri capisce tutto, va veloce, e si appassiona immaginando le scene, e invece quando legge i testi di Antologia per la scuola ci impiega un’ora e fa una gran confusione … Come a dire che la passione può essere davvero un traino fondamentale!

La scrittura è percepita invece come un’operazione un po’ più faticosa, anche se affascinante. Tutti i ragazzi pensando all’atto dello scrivere fanno riferimento in prima battuta al tratto grafico, all’impegno del mantenere una buona calligrafia, e quindi anche ad uno sforzo in qualche modo fisico. In considerazione di questo desiderano tutti un utilizzo sempre più consistente del computer, che – a quanto ci raccontano – allevierebbe una buona parte della fatica.

Scrivere certamente è un’attività più onerosa da un punto di vista dell’impegno e della concentrazione, e obbliga i ragazzi a fare maggiormente i conti con le loro difficoltà. Difficoltà legate al reperimento della parola più adatta – per questo Marco utilizza durante i temi il dizionario dei sinonimi e contrari – oppure alla comprensione della traccia da seguire e alla scaletta da impostare. Tutti amano comunque raccontare e inventare storie, trame che li coinvolgono e permettono di dare libero sfogo alla fantasia. C’è talvolta il rischio di esagerare e andare fuori tema, e a tal proposito Giovanni descrive l’operazione di analisi e selezione dei contenuti come quella di chi deve separare i pomodori maturi da quelli ancora acerbi, cercando di mettersi anche nei panni del lettore. A differenza di quanto accade per la lettura però, è difficile che i ragazzi scrivano per piacere od iniziativa personale, lo spunto arriva quasi sempre da una richiesta scolastica.

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Ecco che allora il computer come mezzo compensativo, o “una penna magica che scriva da sola i miei pensieri” diventano espressione di una fatica che i ragazzi tendono a concretizzare nel “male alla mano”, e che però evidentemente esprime una difficoltà più profonda legata alle molte competenze che hanno a che fare con la scrittura. Come a dire “ho molte cose in testa, ho un mondo dentro di me, ma mettere in fila le parole nel modo giusto, ordinato, comprensibile, e opportuno, mi richiede uno sforzo che vorrei evitare”.

Abbiamo tuttavia avuto modo di aprire una finestra su un territorio che non è apparso per nulla sconosciuto, anzi! Lorenzo, Marco e Giovanni avevano molte cose da dire, a tratti anche inaspettatamente, a riprova che i limiti sono fatti anche per essere conosciuti, esplorati e valicati. (Francesca Tagliabue, Pedagogista associazione A.L.F.A.)

Alla fine della nostra chiacchierata i ragazzi sono stati coinvolti da La Grande Fabbrica delle Parole in un’attività di scrittura, rispondendo a delle semplici domande che li riguardavano direttamente … alla fine come per magia si sono ritrovati poeti, senza accorgersene e soprattutto senza fare alcuna fatica! Messi davanti al fatto compiuto, tutti i ragazzi si sono stupiti ed anche emozionati davanti alle loro produzioni, fieri le hanno mostrate ai loro genitori, sperimentandosi competenti, e scoprendo soprattutto che scrivere può essere anche semplice, divertente e dire molto di noi.

“Io sono l’odore della primavera,

io sono rosso fuoco,

io sono l’autunno e le castagne,

io sono le patatine con Dakota,

io sono la rabbia quando perdo il mio telefilm preferito,

io sono una casa stupenda e una Jaguar blu,

io sono un esperto di Botanica, Chimica e Tecnica.”

 

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