Per una cultura accessibile a tutti


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Garantire l’accesso alla cultura è uno dei punti fondanti de La Grande Fabbrica delle Parole. Lavorando con le scuole, e soprattutto con quelle a rischio di marginalizzazione culturale, ci siamo resi conto di come spesso si corra il rischio di esclusione dei bambini e ragazzi dai luoghi della cultura. Nel 2014 abbiamo quindi inaugurato il modulo “ I quadri raccontano le storie” in collaborazione con i Musei Civici di Milano: per far scoprire a questi bambini e ragazzi che i musei sono spazi da abitare, in cui sentirsi a casa, diventando attori di quel processo partecipativo che è la cultura. A partire dall’esperienza dei laboratori nei musei, venerdì 16 siamo stati felici di partecipare alla tavola rotonda che si è tenuta al Museo Diocesano e di cui vi raccontiamo qui sotto.

Di quali esigenze deve tenere conto un museo per coinvolgere attivamente anche i bambini con disabilità e le loro famiglie? È a partire da questa domanda che venerdì 16 settembre, in occasione dell’evento “Il Chiostro dei bambini” al Museo Diocesano di Milano, si è tenuta l’iniziativa “Il museo che include. Proposte accessibili per i bambini”. Una tavola rotonda cui sono intervenuti Valeria Bottalico, curatrice del progetto “Doppio Senso” (percorsi tattili alla Collezione Peggy Guggenheim); Carlo Riva, presidente dell’associazione L’Abilità Onlus; Martina Gerosa, disability & case manager (ve l’avevamo già presentata qui); Mariangela Grassi, docente di arte e immagine nelle scuole primarie e secondarie. A moderare l’incontro Maria Chiara Ciaccheri di ABCittà.

14355117_1204914756234232_7739974388849959081_nQuando pensiamo all’accessibilità, solitamente la prima cosa che ci viene in mente sono le rampe per le carrozzine e gli ascensori per passare agevolmente da un piano all’altro. In realtà la parola “accessibile” andrebbe intesa non solo per una connotazione “motoria” ma anche rispetto alla possibilità che ha quel luogo di essere inclusivo, di rispondere quanto più possibile alle esigenze del singolo, soprattutto se il luogo di cui stiamo parlando è un museo, un luogo dedicato alla cultura.

“Non basta solo aprire una porta per visitare un museo”, sottolinea Carlo Riva durante il suo intervento, “ma è necessario che ogni bambino si porti a casa l’esperienza vissuta. L’efficacia di un percorso museale si misura sui contenuti che i bambini assimilano e rendono propri”. E per farlo sono necessari dei facilitatori, delle azioni sinergiche e coordinate di tutte le realtà che operano in un museo: dalla comunicazione sul sito fino alla curatela delle opere.

Perché garantire ai bambini l’inclusione, l’accessibilità a un museo migliora la qualità della sua vita. Il benessere di un bambino si misura attraverso la sua condizione fisica, psichica e soprattutto socio-emotiva. Nel corso degli anni il linguaggio stesso si è evoluto in tal senso. Si è passati dal concetto di “handicap” che individua una condizione di svantaggio relativa alla persona, al concetto di “disabilità” come una condizione di vita in rapporto all’ambiente che ci circonda.

Per questo occorre cambiare il proprio modo di pensare. Perché “inclusione” non è sinonimo di “integrazione”. Inclusione significa pensare a una società che parta dall’ascolto, dai bisogni di ogni singolo cittadino, al fine di porre i presupposti per migliorare la sua qualità di vita. Progettare soluzioni architettoniche, formative, educative adatte ad ogni singolo è la vera sfida da cogliere oggi affinché si possa godere insieme, senza alcuna barriera, del patrimonio condiviso, che sia un museo o un libro. Questo in fondo è quello che vediamo anche nei nostri laboratori: fare insieme qualcosa, ognuno a suo modo, senza impedimenti, rende i bambini più consapevoli di sé, più sereni. E non è forse questa la miglior promessa che possiamo fare al futuro?

 

Per leggere la nostra rubrica sull’accessibilità “Parole per tutti, nessuno escluso!”, qui.

 

La Grande Fabbrica delle Parole è un laboratorio gratuito di scrittura creativa per bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie, primo in Italia a ispirarsi al modello 826 Valencia, scuola di scrittura no-profit creata dallo scrittore Dave Eggers e dall’educatrice Ninive Calegari. Dal 2009 a oggi più di 5000 bambini hanno partecipato gratuitamente ai nostri laboratori. Sostienici, qui.

 

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