Poesia della bambina che esce, che usciva e che sempre uscirà
C’era una bambina che usciva ogni giorno
e ogni cosa che vedeva in essa si accordava
ogni suono, ogni colore, ogni profumo
con lei si ammaestrava.
tramite lei divennero
parola il pane, e frutto pioggia e sole.
dentro di lei germogli
di abbagli e di musica. cadute, amarezze.
per giorni, ore, minuti, anni, eterno.
il vento che accompagna la danza della polvere, i campi strinati dall’autunno,
l’odore del mare immaginario,
la gigantesca tristezza a fine estate.
ogni canto, ogni aquilone, ogni preghiera,
tutto captava la bambina
con il suo piccolo radar di luna
piantato nel profondo del suo cuore.
sulla sua testa ghirlande di mirtilli,
aureole di ribes, piantine misteriose.
segnali intermittenti di saggezza,
segnali intermittenti di tristezza.
tutta la solitudine degli altri
nascosta in una buca in fondo all’osso
da lei scavata con un ramo e un cucchiaino.
le incomprensioni dentro la famiglia,
le lotte silenziose tra i fratelli,
ogni gelo, ogni distacco, ogni rinuncia,
l’invisibile separazione che il talento
disegna sul perimetro del corpo.
tutto era scritto, tutto era archiviato
da lei, dattilografa celeste.
la sterminata necessità di tenerezza,
l’orgoglio imprigionato nel mutismo,
e quelle incantevoli goccioline d’acqua
fatte cadere lentamente sulle mani
come dichiarazione di eterna devozione.
tutto questo era fotografato
dall’occhio inquieto che tutto vede
della bambina all’apparenza così anonima.
i balli, i canti, i battiti di ciglia
degli occhi timidi di chi l’aveva adorata.
ogni movimento per avvicinarsi al cuore
dalla bambina era sentito
in forma di dolore.
un gigante che pianta un chiodo nel costato.
la città, la lotta, la violenza,
il desiderio di giustizia e di equità
mischiato in modo strano alla ferocia, l’odore del sangue, l’odore del sesso,
balli tribali, argento, fuoco
e un sonno profondo di animale.
di tutto questo la bambina conosceva
l’astuzia e il segreto per farne un canto.
le luci, i viaggi, il turbinare,
il miele e l’inganno della gloria,
quel puntino profondo di tristezza,
più blu di qualsiasi montagna.
questo la bambina aveva conosciuto
con il freddo che le ossa si portavano
quando negli anni aveva attraversato
mari, rovine, continenti.
l’ago pungente della delusione,
le mani fredde sotto le coperte,
il metallo prezioso della rivincita,
li aveva indossati come abiti,
questa bambina. a ogni età
aveva indossato i campanelli
e ubbidiente si era esibita
per dare lustro e il meglio di se stessa. per giorni, ore, minuti, anni, eterno.
fino alla fine delle costellazioni.
tutto questo aveva incontrato la bambina fino alla fine delle costellazioni.
tutto questo aveva imparato a dominare fino alla fine delle costellazioni.
questa bambina,
questa bambina bellissima,
questa bambina bellissima che usciva ogni giorno, che esce ogni giorno e che sempre uscirà.
Poesia della bambina che esce, che usciva e che sempre uscirà