La ricostruzione della Città della Scienza è stata rimandata


 

 

Il 4 marzo 2014 a Città della Scienza di Napoli è stato un giorno di festa.

In migliaia tra cittadini, famiglie, studenti, associazioni hanno animato gli spazi di Città della Scienza in occasione dell’anniversario dell’incendio per testimoniare la volontà di ricostruire il Science Centre.

E’ mancata purtroppo una felice conclusione a questa giornata per il venir meno da parte delle istituzioni locali  all’impegno preso di firmare l’accordo di programma.

Come si legge nel comunicato stampa della Fondazione Idis, la scelta di non firmare la ricostruzione, a un anno dall’orribile crimine che ha colpito Città della Scienza, Napoli e la comunità scientifica nazionale e internazionale, è una mancata risposta a criminali tuttora ignoti.

 

Giuseppina Ottieri

 

 Tre giorni fa avevamo pubblicato l’articolo qui di seguito, dal titolo “Città della Scienza di Napoli: si riparte!” sulla ricostruzione della Città della Scienza. Avevamo chiesto a Giuseppina Ottieri,  di raccontarci la sua esperienza.

Purtroppo le cose non sono andate come auspicato, ma ci auguriamo che la Città della Scienza possa veramente ripartire presto.

 

Giuseppina Ottieri è responsabile delle attività didattiche della SIUA – Scuola di Interazione Uomo Animale- in Campania e Sicilia. Dal maggio 2009 Città della Scienza ha ospitato i corsi SIUA di Napoli. La lezione aperta al pubblico di Roberto Marchesini sul comportamento sociale degli animali è stata la prima attività tenuta a Città della Scienza subito dopo l’incendio.

Totore Nilo è illustratore, writer e motion grapher napoletano. E’ il creatore di ETOR. A Città della Scienza ETOR era presente già il 14 aprile per la festa di riapertura del Science Centre insieme a 7.000 persone, moltissime dei quali bambini.

 

Palomar: Città della Scienza vista da un astronauta bambino

Etor. Di Totore Nilo
Etor. Di Totore Nilo

C’è un bambino con la tuta da astronauta che dipinge un muro altissimo con una bomboletta spray.

Il muro si distende a perdita d’occhio. Dall’altra parte si sente il mare. Ma non si riesce a vedere.

Il bambino si chiama ETOR. Il suo muro è “una finestra attraverso la quale il mondo guarda il mondo”.

Il mondo, dall’altra parte del muro, si è fermato il 4 marzo del 2013.

Un enorme rogo ha distrutto in quel giorno la Città della Scienza, il Museo nato sul mare, che guardava il mare.

Sorto per volontà di Vittorio Silvestrini e della Fondazione Idis nel novembre del 2001 su un affascinante edificio industriale della prima metà dell’Ottocento, il Science Centre di Bagnoli si collocava nella tradizione dei musei scientifici interattivi di nuova generazione. Offriva “Lo Spettacolo del Cielo”, il più grande planetario del centro-sud Italia, “La Palestra della Scienza”, un suggestivo percorso espositivo hands-on che raccontava l’avventura dell’evoluzione, le conquiste della fisica classica, della scienza contemporanea e della biologia, e “L’Officina dei Piccoli”, progettata dai bambini per i bambini.

E’ stato anche il primo Museo in Italia, e tra i primi in Europa, a consentire  l’accesso ai cani. Nunzia e Tony, due cani di quartiere, erano tra i primi ad accogliere i visitatori. La notte dell’incendio erano accanto ai vigili del fuoco, inutilmente accorsi contro la violenza di fiamme criminali, e ai dipendenti e ai cittadini colti da immaginabile disperazione.

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A un anno dal rogo che l’ha distrutta, il 4 Marzo 2014 Città della Scienza riparte, grazie alle istituzioni e a quanti ci hanno creduto.

Il muro su cui ETOR, il bimbo astronauta, sta dipingendo, diventa luogo di incontro e di ibridazione.

E’ il muro al di là del quale tutti auspichiamo venga ricostruito il Science Centre, lì dov’era, dal lato del mare e aperto verso il golfo e le isole.

E’ il muro della nostra identità di umani, che è necessario varcare per non restare chiusi in un miope antropocentrismo percettivo, epistemologico ed etico: attraverso gli animali possiamo andare oltre la soglia della nostra identità di umani ed entrare in relazione con il diverso, in primo luogo inteso come eterospecifico.

E’ il muro a cui i colori di un writer regalano universi di libertà e nuovi spazi espressivi.

ETOR è lì, protetto dalla sua tuta da astronauta, sospeso ad un muro, con la sua bomboletta spray.

Con un gesto bellissimo, per guardare lontano guarda quello che ha più vicino.

E, dall’altra parte del muro, ci insegna a vedere il mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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