Qui di seguito, l’intervista che i bambini della scuola San Paolino di Milano hanno fatto allo scrittore Marco Missiroli.
Marco Missiroli, vincitore del Premio Campiello, per sostenere la Grande Raccolta Fondi, ha messo in palio un racconto inedito scritto appositamente per te. Per maggiori dettagli, clicca qui.
Marco: «Si crea, ogni volta che scrivete, tutta una pianura come sabbia o mare ma a un certo punto c’è una duna su cui bisogna arrampicarsi. L’ultima volta mi è capitata una grandissima duna troppo difficile da scavalcare e ho pensato che potevo farci un tunnel sotto e passarci in mezzo così la duna è rimasta ma io l’ho superata e ho rivisto il mare. Chi di voi si annoia a scrivere storie? Io ogni tanto mi annoio, ogni tanto preferisco guardare la televisione. Ho una passione per le liquerizie e per il cinema da solo. Vado al cinema da solo e non mi vergogno. Lì creo altre storie, altri mari piatti».
Marco: «Prima di diventare scrittore, facevo l’edicolante. Infatti, poiché a scuola ero birichino, i miei genitori un’estate mi hanno detto “basta confusione!” e mi hanno mandato a lavorare in edicola. Ci andavo presto, alle 5 della mattina. Io mi addormentavo in bicicletta e facevo un sacco di incidenti, andavo contro gli alberi. Io all’edicola facevo un sacco di pasticci, facevo cadere i giornali, però incontravo molte persone, e ascoltavo le loro storie. Una signora molto ricca un giorno mi ha detto: io devo andare in montagna ma ho bisogno che qualcuno mi bagni tutte le piante, puoi annaffiarle tu ogni mattina? Ti do le chiavi. Per una estate intera sono andato in questo palazzo, annaffiavo le piante in 5 minuti, poi facevo tante altre cose. Ho mangiato tutti gli Oro Ciock che ho trovato in casa della signora, visto che nella mia famiglia le merendine non si potevano mangiare. Poi mi stendevo sul suo letto, che era molto più morbido del mio. E poi giocavo alla playstation di suo nipote. Ero diventato grasso, ma avevo capito una cosa. Avevo appena rubato la storia di una signora e di un palazzo. Dovete sempre rubare un po’ di storie in giro, nessuno vi metterà in prigione».
Così, da edicolante, ero diventato ladro di storie. Dal caos nascono sempre grandi cose. Voi potete raccontare tantissime cose come scrittori perché le avete tutte dentro».
Bambino: «Io ho un problema: di solito la nostra maestra ci fa fare dei testi e io a volte sono a corto di idee».
Marco: «Si chiama “appetito vien mangiando”, la testa è come lo stomaco. A me per esempio succede con le patate al formaggio. Io sono un gran goloso di coca-cola, la mia fidanzata non me la compra mai perché se no mi viene una pancia cosi. E quando la bevo poi non riesco neanche più a piegarmi per allacciarmi le scarpe e mi sembra di non avere fame, ma se mi offrono le patate al formaggio mi torna subito. Basta che scrivete una o due parole e ne troverete tante altre».
Marco: «Io scrivo dalle 6 di mattina alle 9. Il trucco è scrivere poche parole piccole e semplici che conoscete bene. A te piace scrivere?»
Bambino: «Così così».
Marco: «Sai che io non ho scritto fino a vent`anni? Giuro. C’è qualcuno di voi che vorrebbe diventare – è una confidenza- uno scrittore?»
In cinque alzano la mano.
Marco: «E gli altri cosa vorrebbero fare?»
Bambino: «Lo scienziato!»
Marco: «Allora devi scrivere la storia di uno scrittore che vuole diventare scienziato. E tu?»
Bambina: «La stilista!»
Marco: «Tu ce la farai, sono certo di questa cosa. E tu?»
Bambino: «Il meccanico!»
Marco: «Di moto o di macchine? Il mio migliore amico fa il meccanico a Rimini, è bravissimo e sistema le moto di Valentino Rossi e le fa andare a razzo. Tu invece cosa vuoi fare?»
Bambino: «L’autista di camion».
Marco: «È difficilissimo, però è bellissimo. I camionisti quando si incrociano si salutano sempre. È divertente. Tu?
Bambina: «La veterinaria. I cani sono troppo belli, il mio labrador è nero e si chiama miele».
Bambina: «Io la dottoressa».
Bambina: «A me piacerebbe fare la paleontologa».
Marco: «Ah si, piace anche a me, anche se è dura! Sei sempre in giro a viaggiare».
Bambino: «Esistono dei nemici degli scrittori?»
Marco: «Il primo nemico si chiama televisione, tutta la tv toglie spazio ai libri. Il secondo noia, alcuni libri sono noiosi. Bisogna scegliere quelli buoni».
Bambino: «E la paura?»
Marco: «La paura è una bella cosa. Hai sempre un po’ di paura ad andare avanti, ma ne hai anche voglia. Il terzo nemico è bruttissimo. Sono le persone che non credono più nei libri. Nemici sono tutti I Risucchiatori: la tv, il telefonino, il computer, youtube, videogiochi, Facebook e tutte le tecnologie. Il più grande segreto per scrivere è la noia, quando la vostra testa gira, lì nasce qualcosa,e voi non lo sapete ancora. Gli amici della scrittura sono: un pochino di noia, la paura della vita, le idee, le suggestione del mondo, la curiosità. Soprattutto la curiosità. Quando vi dicono: fatevi i fatti vostri, non li ascoltate. Continuate a fare domande».
Marco: «Molti hanno la fantasia che rimane qua, sopra in testa. Non dovete tenerla in testa, dovete metterla sul mondo. Prima di scrivere qualsiasi cosa pensatela bene. Sentite l’odore di quello che immaginate, poi sentite il suono, poi toccate e infine ascoltate che cosa sentite voi. Il segreto è fare biglie, non fare quadri».
Bambino: «Come sei arrivato all’editore?»
Marco: «Io non andavo molto bene a scuola. Ma non lo dite in giro! Ero in fondo alla classe perché ero alto e dormivo con la testa appoggiata al muro. La mia mamma era molto preoccupata per questa cosa. Il mio nonno speciale Aurelio ogni tanto le diceva: “Fiorella porto io Marco in bicicletta a scuola” e mi caricava sulla bici. Ma non mi portava a scuola.Tirava giù da un albero un poco distante una sacca con dentro i costumi e gli asciugamani e andavamo al mare. Poi tornavamo con i capelli gonfi di acqua marina e mia mamma si arrabbiava, ma non aveva capito che mio nonno mi stava regalando delle storie. Quando ho scritto il mio primo libro avevo dei soldini in banca, 300 euro, e ho deciso di investirli per rilegarlo. Non con la spirale di plastica che è brutta e grossa. Poi l’ho spedito a un editore. Era il mio razzo. Un giorno mi arriva una mail: Sono l’editore…»
Bambino: «Che emozione!»
Marco: «Non mi sono sentito le gambe! le vedevo ma non c’erano, quindi volavo. Era il 30 aprile 2004»
Bambino: «Quando siamo nati noi!»
Marco: «Vaaai ragazzi, voi avete l’età del mio primo libro! Poi sono andato da mia mamma e le ho detto che mi avevano pubblicato un libro e lei mi ha chiesto “da chi l’hai copiato?” poi ci siamo abbracciati e abbiamo saltato per tutta la casa».
Bambino: «Quindi la tua vita è tutta un libro?»
Marco: «Anche la vostra, dovete solo vederla, dipende da voi. La scorsa estate siete stati tutti in vacanza, sicuramente ognuno di voi ha una storia da raccontare su quell’estate. Parliamo un attimo di quanto sia difficile scrivere. A chi capita di non avere voglia di scrivere dall’inizio… oltre a me?! Io faccio così: mangio un pò di liquerizie…e le cose mi vengono in mente. Voi farete i temi in classe, giusto?! Io li facevo il lunedì dalle 8.30 alle 10.30. Qual è il problema? Avete sonno! Ma se vi abbandonate, vi viene da dormire. Se voi invece non fate vincere il sonno, e scrivete subito, vengono fuori delle cose buone. Di che colore la immaginate la vostra fantasia?»
Bambini: «Gialla! Rossa! Verde! Azzurra! Blu!»
Marco: «La mia è rosa. Diventa rosa, scende dalla testa e fluttua intorno a me e quando mangio le liquerizie risale».
Marco: «A che ora andate a dormire la sera?»
Bambino: «Io alle dieci!»
Bambina: «Io a mezzanotte!»
Marco: «A che ora vi svegliate? Ogni volta che suona la sveglia è una storia diversa, lo sapevate? Nel momento in cui il cervello si sveglia, bé in quei secondi il cervello raccoglie più informazioni che nel resto della giornata. Facendo colazione avete già tutti una storia».
Bambino: «Come è la vita dello scrittore?»
Marco: «Io scrivo piccole cose tutti i giorni, tutte le mattine. Porto vicino a me una gerbera, mi dà l’idea che ho qualcosa di vivo di fianco e l’annaffio tutte le volte che non mi viene qualcosa. Ogni tanto muore perché l’annaffio troppo. E allora ne prendo un’altra»
Bambino: «Che emozione hai provato quando ti hanno pubblicato il libro?»
Marco: «È un muffin al cioccolato nel petto, una specie di tortino che lievita nel forno. All’inizio non l’ho detto a nessuno. Per la prima ora. Poi sono esploso, ma non mi credeva nessuno allora ho fatto vedere loro la mail dell’editore a cui avevo risposto: “davvero è cosi?” e poi ho fatto come quando fa gol la Juve».
Bambino: «Quale è la parte più bella di quando fai un libro? Per me è il finale».
Marco: «Quando scrivo ho sempre un po’ di paura e quando finisco mi dico: ma questo non è mio il libro! Non vorrei mai farlo uscire, lo vorrei tenere tutto per me. Quindi inizia il braccio di ferro con il mio editore».
Bambino: «Io ogni tanto faccio i fumetti e invento le persone. All’inizio lo leggo tutto ma non mi sembra più mio».
Marco: «Perché poi è del mondo. Ogni libro ha le gambe e va per sé. Quando hanno pubblicato il mio libro, io, mia mamma e mio papà, andavamo ogni giorno in libreria a controllare se il numero di copie diminuiva o restava quello. All’inizio il numero restava quello. Poi ho vinto il premio Campiello e le copie hanno cominciato a diminuire. Qualsiasi cosa voi facciate è una storia. Anche un vestito è una storia, e il finale è il fiocchetto. Oppure la storia è quello che ti succede mentre lo fai. Per esempio se ti sboccia un fiore in casa. Non è detto che per essere scrittori dovete per forza fare libri. Anche una torta è una storia.Fare un libro e fare una torta è un po’ la stessa cosa.
Bambini: «Dicci la verità, ti sei commosso e hai pianto quando hai pubblicato il primo libro?»
Marco: «Sì, ero al parco Sempione e sono andato dieci minuti dietro a un albero».