Lo scrittore si racconta: Sara Loffredi


Qui di seguito, l’intervista che gli alunni della I E della scuola Puecher di Milano hanno fatto a Sara Loffredi durante il laboratorio de La Grande Fabbrica delle Parole.

Alunno: «Quanto ci ha messo a scrivere un libro?»

Sara: «Il mio libro è ambientato agli inizi del Novecento quindi ci ho messo un po’ di mesi a fare le ricerche. Invece la scrittura vera e propria è durata un anno, perché non lo faccio tutto il giorno. Lavoro e nel tempo libero scrivo»

Alunno: «Come ti è venuta l’idea di scrivere?»

Sara: «È una cosa che amo tanto e mi è sempre piaciuta. Da piccola scrivevo con mio padre. La storia è ambientata durante un terremoto del 1908, molto forte, di cui la mia bisnonna raccontava».

Alunno: «Ma lo scrittore viene pagato per scrivere?»

Sara: «Sì, viene pagato in base alle copie vendute»

Alunno: «Quando è uscito il tuo libro?

Sara: «Il libro è uscito il 29 gennaio».

Alunno: «I soldi li hai ricevuti?»

Sara: «Dopo un anno vengono fatti i conti e si vede quanto ha venduto, e poi viene pagato lo scrittore».

Alunno: «Ma se non ne vendi nessuno?»

Sara: «Speriamo di no! Se ti va male vendi 500 copie, se invece diventa un best-seller puoi vendere anche un milione di copie».

Alunno: «Ma sei tu che decidi il prezzo?»

Sara: «No è l’editore che decide: non deve essere troppo alto altrimenti non tutti possono leggerlo».

Alunno: «E il titolo?»

Sara: «All’inizio io avevo scelto il titolo le mani della musica. Ma all’editore non piaceva tanto. Allora abbiamo parlato e deciso insieme un altro titolo.

Alunno: «Ma è un libro per adulti o per ragazzi?»

Foto di Valentina Vasi
Foto di Valentina Vasi

Sara: «È un libro per adulti, è la storia di una ragazzina che ama suonare.  Quando c’è il terremoto lei rimane da sola, ha solo 16 anni e viene trasferita a Napoli con gli altri feriti e da lì inizia la sua avventura. Passa momenti difficili ma poi si riprende, incontrando persone che l’aiutano».

Alunno: «Ma proprio noi non possiamo leggerlo il libro?»

Sara: «Ma dai, tra qualche anno potete leggerlo»

Alunno: «Che caratteristiche hai usato nella scrittura?»

Sara: «Ho cercato di scrivere nel modo più semplice possibile, rendendo accessibile la storia di questa ragazza per tutti. Ho cercato di entrare nelle emozioni di lei, emozionandomi io».

Alunno: «Per scrivere c’è una scaletta?»

Sara: «Ogni persona è un po’ a sé. Prima mi è venuta l’idea, perché la mia bisnonna ne parlava. Poi ho iniziato a fare le ricerche e la storia si è snodata. Mi è venuta fuori piano piano».

Alunno: «È bello vedere il nome sul tuo libro?»

Sara: «È stata un’emozione fortissima, vedi il nome, la fotografia… è stato proprio bello».

Alunno: «Dove è ambientata la storia?»

Sara: «Il terremoto avviene a Reggio Calabria, nel 1908. Poi lei viene trasportata a Napoli».

Alunno: «Ma scriverai un altro libro?»

Sara: «Speriamo!»

Alunno: «Hai voglia di continuare questa storia?»

Sara: «Io ho raccontato la sua storia dai suoi 16 ai suoi 20 anni, ma dopo così tanto tempo che stai in compagnia di un personaggio hai voglia di cambiare tempo e luogo».

Alunno: «Ma a chi lo hai dedicato?»

Sara: «A mio marito Vittorio».

 Sara Loffredi durante il laboratorioAlunno: «I personaggi sono inventati, oppure conoscevi qualcuno?»

Sara: «Non avevano quei nomi, però vieni ispirato da qualcuno. Ad esempio io ho fatto le elementari dalle suore e nel libro ci sono delle suore che ricordano le mie maestre, i loro gesti».

Alunno: «Ma come hai fatto a scegliere la copertina?»

Sara: «Mi ha aiutato l’editore. Questa ragazza ha un vestito accollato, un po’ d’epoca. E il gesto della foto invita un po’ a godersi il silenzio e la storia».

Alunno: «Ma quando non ti vengono le idee, a cosa ti ispiri?»

Sara: «Questa storia è partita da un ricordo, per andare avanti però mi sono ispirata anche a delle foto d’epoca. A volte l’ispirazione ti viene vedendo qualcosa che capita attorno a te: poi tu la trasformi un pochino, non la puoi mettere proprio uguale. Devi adattarla».

 Alunno: «Dove hai imparato a scrivere? A scuola?»

Sara: «A scuola. Ma non solo. Con mio padre: mi portava da piccola in Valle d’Aosta. E siccome non volevo camminare, durante le camminate mi diceva: “Immagina un uomo con un cappello…” e da lì iniziava una  storia».

Alunno: «La protagonista ha una passione per la musica, è anche una tua passione?»

Sara: «Sì, è anche una mia passione, ho fatto il Conservatorio, suonando il pianoforte. Poi ho dovuto smettere perché non riuscivo, dovevo studiare. Però forse riprenderò…perché poi mi sono un po’ pentita».

Alunno: «Come fai a trovare un editor?»

Sara: «Io l’ho trovata tramite il mio agente: un po’ come quello dei calciatori».

Alunno: «Quante pagine di sono nel libro?»

Sara: «305».IMG_6302

Alunno: «Io ci metterò due mesi anche solo per finirlo!»

Alunno: «Faranno anche il film?»

Sara: «Io lo spero. È una storia che potrebbe prestarsi…»

Alunno: «Ci inviti alla prima?»

Sara: «Certamente!»

 Alunno: «posso fare l’attore nel film?»

Sara: «Certo!»

 Alunni: «Anche io! anche io!»

Alunno: «Bisogna scrivere per forza un tot di pagine?»

Sara: «No, però diciamo che se scegli una storia che si snoda, come questa, in 4 anni, non puoi farla di 50 pagine».

Alunno: «Da come hai raccontato la prima parte sembra che non ci siano maschi»

Sara: «All’inizio lei vive in un convento con sole donne… poi a Napoli però incontra molti uomini. Considera che cent’anni fa si viveva spesso divisi maschi e femmine».

 Alunno: «Si innamora nella storia?»

Sara: «Sì».

Alunno: «che crudeltà!»

Alunno: «ho una domanda da fare che mi farà decidere se comprarlo o no»

Sara: «aiuto! Dimmi»

Alunno: «è una storia d’amore?»

Sara:«non direi»

Alunno: «ah, allora lo compro!»

 Alunno: «Ma quindi che storia è?»

Sara: «È una storia un po’ difficile, e all’ inizio è un po’ anche pesante. Ma poi la vita di Caterina migliora perchè lei non si perde d’animo».

Alunno: «Cosa si impara dal libro?»

Sara: «Io spero che si impari a non arrendersi mai: la mia protagonista è orfana, perde tutto, ma alla fine riesce a andare avanti con la sua vita».

Alunno: «Io vorrei scrivere un libro. E ho un’idea: c’è questo bambino che un giorno resta a casa da solo. È notte. E c’è un assassino…»

Sara: «Ma è un giallo allora! Devi pensare bene a come agisce questo bambino. Non pensare subito al finale, fatti le domande passo dopo passo. Devi immaginarti il carattere: c’è chi è più pauroso e rimane nascosto, oppure quelli più coraggiosi agiscono in un modo diverso…»

Alunno: «Anche a me piace fare lo scrittore ma non riuscivo a trovare un’idea originale. Ho pensato a questa. Si svolge nel futuro, tra 5 miliardi di anni il mondo finirà, e la società sarà molto tecnologica: quindi tutti decidono di abbandonare la terra. Ma non c’è posto per tutti, così i deboli e i codardi vengono lasciati sulla terra. Loro iniziano  a costruire i villaggi. Ma senza tecnologia, così torna un secondo Medioevo. Poi per cause naturali il sole diventa più debole e si crea una barriera spazio-temporale…

Sara: «ma scrivila questa storia, è bellissima! Chiediti sempre le cose giuste, per vedere se la storia regge».

Alunno: «Come si chiama la protagonista del tuo libro?»

Sara: «Caterina».

Alunno: «Ma Caterina è un personaggio esistito?»

Sara: «No, ma avrebbe potuto. Non è realmente esistita ma sarebbe stato possibile».

Alunno: «Ma tu hai avuto la prima copia?»

Sara: «Io ho avuto la copia ancora prima che uscisse. È venuto un corriere che mi ha citofonato.

Alunno: «Ma sai quante ne hai vendute?»

Alunno: «Dai ne compriamo 24 noi così…»

 Alunno: «La vita di uno scrittore è impegnativa?»

Sara: «Bé, io lavoro, ho un bambino di 14 mesi e poi scrivo.. Stare in equilibrio non è molto facile».

Alunno: «Ma hai avuto difficoltà a scrivere?»

Sara: «Qualche blocco. A volte non è sempre facile. Allora ti distrai e fai altro. Poi ci ritorni».

Alunno: «Non ti è mai venuta voglia di dire: adesso basta non scrivo più».

Sara: «Massì, capita. Io ho iniziato a scrivere e non avevo nemmeno un editore. Per fortuna le persone che ti stanno vicino ti incoraggiano».

 Alunno: «Ma ti sei annoiata quando non ti venivano le idee?»

Sara: «No, mi arrabbiavo, più che altro».

Alunno: «Il finale ti è venuto subito?»

Sara: «Puoi scrivere unl finale ovvio… a me però non piaceva. Così ci ho pensato su e ne ho cercato uno che mi convincesse».

Alunno: «Ma se poi l’editore non te lo pubblica, come ti senti?»

Sara: «Male. Se ti dice: non mi piace, puoi cambiarlo e riprovare».

Alunno: «A te lo hanno pubblicato la prima volta?»

Sara: «Questo sì, me lo hanno pubblicato subito. Ma ho avuto tanti altri rifiuti».

Alunno: «È brutto quando tufai dei libri e poi non te li pubblicano…»

Sara: «È brutto però sono esercizi. È come nello sport: prima ti devi allenare. Forse prima non ero abbastanza pronta».

Alunno: «Se ti accettano più case editrici?»

Sara: «Puoi scegliere quella che ti piace di più, che ti paga di più, che ti propone una copertina che ti piace di più».

Alunno: «Se ci sono due case editrici, possono fare un’asta?»

Sara: «Se sei un esordiente è difficile… magari per quelli famosi».

Alunno: «Caterina ha una vita come la tua?»

Sara: «Forse è un po’ più difficile della mia… Però abbiamo lo stesso atteggiamento: non ci abbattiamo e cerchiamo di reagire».

 


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