Parole per tutti, nessuno escluso! – Giugno 2016


rubrica_parole_per_tutti_logoLa Grande Fabbrica delle Parole è un laboratorio gratuito di scrittura creativa per scuole elementari e medie, aperto a tutti ma rivolto particolarmente ai bambini e ai ragazzi a rischio di marginalizzazione culturale.

A partire dal motto de La Grande Fabbrica delle Parole, abbiamo inaugurato una rubrica sull’accessibilità, in cui esplorare concretamente un mondo senza barriere fisiche, sociali e soprattutto culturali. Un luogo in cui a tutti i bambini e non solo sia garantito il diritto di espressione attraverso il gioco, la scrittura e la lettura. E lo abbiamo fatto a partire dai contributi di persone che quel mondo l’hanno attraversato, ognuno a modo suo. Perché le parole sono per tutti, nessuno escluso.

L’articolo di questo mese è di Giovanna Di Pasquale che spiega come i libri siano ponti resistenti per esplorare le emozioni più complesse e condividerle con l’altro. Una via di comunicazione da attivare, percorrendola insieme, grandi e piccoli.

Per quest’anno la rubrica si chiude questo mese, ma se vi siete persi qualche articolo, ve li abbiamo raccolti qui.

 

Libri come ponti

“La lettura è una compagnia che non prende il posto di nessun’altra, ma che nessun’altra potrebbe sostituire”. È con queste parole di Daniel Pennac che vorrei partire per riflettere sul senso che continua ad avere oggi, in una società iconica e multimediale, proporre libri ai bambini e agli adulti.

Da qualche anno la nostra cooperativa Accaparlante gestisce uno spazio laboratorio nell’ambito di una grande festa organizzata da un azienda per le famiglie dei propri dipendenti. In questa festa abbiamo deciso di puntare sui libri, allestendo uno spazio protetto, in cui i bambini possono fermarsi, toccare i libri, leggerli in modo autonomo, farseli leggere o raccontare. Questo piccolo spazio è sempre molto frequentato: i bambini (e anche gli adulti) arrivano contenti ma spesso un po’ frastornati dalle tante e variopinte proposte che caratterizzano, come consueto che sia, la festa.

Nello spazio del libro il tempo è più lento, i toni più bassi, la quantità dei libri è corposa ma non eccessiva. Questo per permettere l’incontro fra la storia che il libro propone e le storie dei bambini e degli adulti che arrivano sul tappeto dove i libri aspettano.

Il significato che il nostro gruppo di lavoro attribuisce ai libri è collegato al nostro “osservatorio” che esprime un punto costituito dall’esperienza delle persone che vivono una disabilità, una condizione che ancora oggi è, nel senso comune, abbinata in maniera abbastanza meccanica e stretta con il limite, la sofferenza, la non capacità.

Questo abbinamento genera un’immagine sociale, uno dei pesi che le persone si portano dietro: oltre alle difficoltà direttamente sperimentate è presente il vedersi oggetto di un rimando connotato da imbarazzo, dalla paura dell’incontro, dalla fatica di mettersi in una relazione diretta.

Accanto a questo esiste però la consapevolezza che il peso della reazione difficile che la disabilità porta con sé si allevia quando è condiviso, quando diventa parte di una comunicazione vera che aiuta a dividere con gli altri ciò che è proprio.

Questo bisogno di condivisione avviene anche con tante altre zone difficili dell’esperienza umana, come la malattia, la morte, la violenza, l’emarginazione. Sono facce dell’esperienza umana che più facilmente come collettività, tendiamo a tenere nell’ombra.

Quando però si riesce a tirarle fuori, a metterle in parole e a condividere queste parole, immediatamente c’è una sensazione di maggiore leggerezza, nasce una maggiore possibilità di capire che anche con queste situazioni “difficili” si può convivere.

Questi temi messi in parola trovano il naturale contenitore e strumento nel libro che diventa un ponte, come spesso amiamo definirlo: perché permette il collegamento fra esperienze che, senza una mediazione, rischiano di essere sempre troppo lontane e non produrre mai la possibilità di essere reciprocamente conosciute e comprese.

Il ponte è una via di comunicazione capace di collegare sponde che sono contrapposte l’una all’altra ma, per diventare tale, ha bisogno di essere percorsa. Questo significa che, perché il ponte sia attraversato, ci vuole intenzione e ci vogliono anche persone che aiutino se non ce la si fa da soli ad attraversarlo.

Per il libro accade un po’ lo stesso: ha grandi potenzialità come strumento di avvicinamento tra esperienze diverse, ma ovviamente ci vuole cura perché lo diventi. Molto del nostro lavoro intorno ai libri è pensare a come rendere più facile attraversare questi ponti.

Un altro aspetto interessante di questa analogia è che i ponti, proprio per essere da sempre vie di comunicazioni essenziali, li ritroviamo in tutte le epoche storiche e in tutti i luoghi, naturalmente costruiti con materiali e forme diversificate, frutto di competenze tecniche diverse ma, quando il ponte resiste attraverso i secoli, sempre ugualmente efficaci.

Per noi questo implica pensare al libro sempre al plurale. I libri sono ponti, e più libri abbiamo a disposizione, fatti con quella cura e perizia che permettono di durare, più possiamo avere dei buoni utensili che aiutano a metterci in comunicazione con gli altri e con noi stessi.

Più i libri sono buoni, più ci permettono di attraversare le terre difficili, i territori della nostra vita segnati dalla difficoltà e che, proprio per questo, tendiamo a tenere fuori anche se producono emozioni difficili da maneggiare ma vitali, componenti essenziali dell’esistere.

Può capitare che gli adulti precludano l’accesso ai bambini, specialmente a quelli più piccoli, a determinati libri proprio per questi contenuti emotivi profondi che hanno a che fare con la tristezza, la rabbia, il senso di abbandono e solitudine.

Piuttosto che rinunciare preventivamente a proporre ai bambini questi libri, scelta che nasce in relazione a ciò che provocano in noi adulti, ci convince l’idea di percorrere insieme, adulti e bambini, lo spazio della lettura, spazio in cui possono trovare accoglienza e condivisione emozioni e pensieri, anche quelli più duri ed ingombranti.

 

Consigli di lettura:
1. La principessa sposa di William Goldman (marcos y marcos, 2007)
2. Cristalli sognanti di Theodore Sturgeon (Adelphi, 1997)
3. Sette piccoli sospetti di Christian Frascella (Fazi Editore, 2010)

 

 

foto_giovannaGiovanna Di Pasquale è pedagogista e formatrice, si occupa di progetti e interventi in ambito educativo e a sostegno dell’inclusione delle persone con disabilità. È presidente della Cooperativa Accaparlante di Bologna e ha curato diversi numeri monografici di “Hp-Accaparlante, la rivista del Centro di Documentazione Handicap”.

Per leggere tutti gli articoliqui.

 

La Grande Fabbrica delle Parole è un laboratorio gratuito di scrittura creativa per bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie, primo in Italia a ispirarsi al modello 826 Valencia, scuola di scrittura no-profit creata dallo scrittore Dave Eggers e dall’educatrice Ninive Calegari. Dal 2009 a oggi più di 5000 bambini hanno partecipato gratuitamente ai nostri laboratori. Sostienici, donando il tuo 5×1000.

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