La Grande Fabbrica delle Parole è un laboratorio gratuito di scrittura creativa per scuole elementari e medie, aperto a tutti ma rivolto particolarmente ai bambini e ai ragazzi a rischio di marginalizzazione culturale.
A partire dal motto de La Grande Fabbrica delle Parole, abbiamo inaugurato una rubrica sull’accessibilità, in cui esplorare concretamente un mondo senza barriere fisiche, sociali e soprattutto culturali. Un luogo in cui a tutti i bambini e non solo sia garantito il diritto di espressione attraverso il gioco, la scrittura e la lettura. E lo faremo a partire dai contributi di persone che quel mondo l’hanno attraversato, ognuno a modo suo. Perché le parole sono per tutti, nessuno escluso.
L’articolo di questo mese è di Nicola Rabbi che spiega come la scrittura easy to read sia un modo per dare l’opportunità a chi è svantaggiato di comprendere e di partecipare meglio al mondo che lo circonda, ma possa essere anche usata anche per i bambini, per accostarli alla lettura.
Vi aspettiamo il prossimo 10 aprile con un altro contributo!
“Non ti ho mai detto che non voglio uscire con te!”
“Non ti ho mai detto che non voglio uscire con te!”. Questo è il testo dell’sms mandato da Laura a Guido che, per sue difficoltà di lettura, non riesce proprio a decifrare il messaggio dato che è composto da una doppia negazione. Laura per farsi capire ha due strade, o trovare un ragazzo più sveglio oppure scrivere semplicemente “Io ho voglia di uscire con te!”.
Questo è un esempio di scrittura controllata, o scrittura easy to read (etr), un modo di comporre frasi che sono lette e capite dal maggior numero di persone possibile.
Esistono delle regole, condivise da tutti, su come scrivere in modo controllato, ma essere chiari e semplici, non è per niente semplice (scusate il gioco di parole).
Se Laura avesse scritto “Ho voglia di uscire con te”, forse si sarebbe sentita troppo disponibile e del resto la frase “Non ti ho mai detto…” presuppone uno scambio teso di parole e quindi la risposta, in un contesto di schermaglia amorosa, non può prevedere una frase subito riconciliante. Eh sì, valutare tutte queste variabili e dover scrivere in modo semplificato è davvero difficile e forse Laura dovrebbe scegliersi un ragazzo più sveglio.
Contesti diversi e pubblici diversi
Un’amministrazione pubblica comunica in un contesto completamente diverso, dovrebbe essere precisa, diretta, farsi capire perfettamente dal suo interlocutore (il cittadino) ma questo non capita quasi mai dato che il linguaggio della pubblica amministrazione è viziato dal “burocratese”.
Anche le aziende che si rivolgono al consumatore e soprattutto i mass media che informano il cittadino, prestano poca attenzione alla chiarezza di quanto scrivono o per lo meno pensano di essere chiari e di conoscere il loro pubblico. Spesso non è così.
“Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta”
Un problema di diversa natura si presenta quando si parla di testi letterari rivolti ai bambini. Non è un pubblico adulto svantaggiato, ma un pubblico con le menti in formazione, menti aperte, che possono riservare delle sorprese in termini di comprensione dei testi.
Nonostante questa precisazione, si può tentare di fare qualcosa anche per loro.
Modificare un testo letterario in lingua italiana presenta poi altre difficoltà. Se le traduzioni da lingue straniere sono rifatte nel corso degli anni da traduttori che scrivono in un italiano più attuale, per i testi in lingua italiana, il discorso si fa più delicato.
Pinocchio è Pinocchio, e la scrittura di Collodi influenzata dal suo essere toscano e dal periodo cui appartiene, si fa sentire molto. Cambiare o cancellare frasi che sono impresse nella memoria di tutti noi fa un certo effetto, eppure, con un certo timore, si può provare a farlo, dato che il nostro scopo è importante: fare in modo che tutti i bambini capiscano quello che leggono e nessuno venga escluso.
Proviamo?
“Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva nome Mastr’Antonio, se non che tutti lo chiamavano maestro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura”.
Scusandosi con Collodi, la frase potrebbe diventare così: “Un giorno questo pezzo di legno arrivò nella bottega di un vecchio falegname, che si chiamava Mastr’Antonio. Tutti però lo chiamavano maestro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era sempre rossa come una ciliegia matura”.
Si è persa un po’ di aurea? Forse sì, si è guadagnato qualcosa in termini di leggibilità? Speriamo.
Facciamo un altro esempio.
“— E perché gli era entrata addosso una gran paura, si provò a canterellare per farsi un po’ di coraggio. Intanto, posata da una parte l’ascia, prese in mano la pialla, per piallare e tirare a pulimento il pezzo di legno; ma nel mentre che lo piallava in su e in giù, sentì la solita vocina che gli disse ridendo: — Smetti! tu mi fai il pizzicorino sul corpo!”.
“— E perché aveva una gran paura, cominciò a cantare per farsi un po’ di coraggio. Intanto, posata l’ascia, prese in mano la pialla, per piallare e rendere liscio il pezzo di legno; ma mentre lo piallava in su e in giù, sentì la solita vocina che gli disse ridendo: — Smetti! Mi fai il solletico sul corpo!”.
Sono tentativi e persone diverse potrebbero modificare in modo diverso questi testi: la strada non è unica.
Come per ogni scrittura controllata la prova del nove consiste nel confronto con il pubblico di lettori. Sottoporre testi originali e modificati a uno stesso pubblico di bambini e vedere le loro reazioni, potrebbe insegnarci qualcosa di più, farci capire se la strada è quella giusta.
Una scrittura a portata di tutti
Normalmente un autore per bambini usa già una scrittura adatta a loro e la letteratura per l’infanzia, che si è enormemente sviluppata negli ultimi 30 anni, è ben consapevole di questo tema. Vi sono comunque degli spazi su cui lavorare, ad esempio con i testi scritti o tradotti molto tempo fa e che usano un italiano desueto, ma anche con i testi pensati per bambini, ma non pensati per bambini diversi, che hanno deficit cognitivi o difficoltà di altro tipo. Per loro un lavoro di riscrittura può essere importante e se si sa, per esperienza, che ciò che si fa per le persone con disabilità alla fine ha una ricaduta positiva su tutta quanta la collettività.
Se poi volete sapere con maggior precisione quali sono le regole che sovraintendono l’etr e a chi si rivolge, trovate tutto, scritto in modo sintetico, qui.
Se invece volete confrontare l’incipit di Pinocchio in originale e nella versione da me modificata, andate qui.
Consigli di lettura:
1. Guida all’uso delle parole, di Tullio De Mauro (Editori Riuniti, 2004)
2. Capire e farsi capire. Teorie e tecniche della scrittura controllata, di Maria Emanuela Piemontese (Tecnodid, 1996)
3. La cultura degli italiani, di Tulio De Mauro (Laterza, 2010)
Nicola Rabbi
Sono un giornalista specializzato su temi sociali e nuove tecnologie. Lavoro al Centro Documentazione Handicap-Accaparlante di Bologna dove ho diretto dal 1991 al 2004 la rivista “Accaparlante”. Dal 1999 sono il responsabile del sito di informazione sociale www.bandieragialla.it che opera in ambito regionale. Dal 2013 ho iniziato a collaborare come giornalista con l’ong Aifo, occupandomi di cooperazione allo sviluppo e disabilità. Per quest’ultima attività scrivo anche un blog: nicolarabbi.wordpress.com
Per leggere tutti gli articoli, qui.
La Grande Fabbrica delle Parole è un laboratorio gratuito di scrittura creativa per bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie, primo in Italia a ispirarsi al modello 826 Valencia, scuola di scrittura no-profit creata dallo scrittore Dave Eggers e dall’educatrice Ninive Calegari. Dal 2009 a oggi più di 5000 bambini hanno partecipato gratuitamente ai nostri laboratori.