Parole per tutti, nessuno escluso! – Febbraio 2016


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La Grande Fabbrica delle Parole è un laboratorio gratuito di scrittura creativa per scuole elementari e medie, aperto a tutti ma rivolto particolarmente ai bambini e ai ragazzi a rischio di marginalizzazione culturale.

A partire dal motto de La Grande Fabbrica delle Parole, inauguriamo oggi una rubrica sull’accessibilità, in cui esplorare concretamente un mondo senza barriere fisiche, sociali e soprattutto culturali. Un luogo in cui a tutti i bambini e non solo sia garantito il diritto di espressione attraverso il gioco, la scrittura e la lettura. E lo faremo a partire dai contributi di persone che quel mondo l’hanno attraversato, ognuno a modo suo. Perché le parole sono per tutti, nessuno escluso.

L’articolo di questo mese è di Martina Gerosa che ci accoglie nel suo mondo dove si gioca con le parole, le lettere prendono forma e diventano, con il tempo, suono.

Vi aspettiamo il prossimo 10 marzo con un altro contributo!

 

Libri: linfa e aria per crescere liberi

I libri nella mia vita hanno rappresentato un’àncora di salvezza. Grazie alle parole scritte e stampate sulla carta non sono stata inghiottita nel “mondo delle cose senza nome” – usando la bella espressione che dà titolo al romanzo autobiografico di Daniela Rossi – e si è sviluppato il mio linguaggio. Appreso il “gioco delle parole”, attraverso i libri ho potuto esplorare infiniti e diversi mondi possibili.

Sono nata 44 anni fa, in una famiglia italo-tedesca: papà ingegnere e mamma casalinga laureata in pedagogia speciale, una sorella e un fratello gemelli di tre anni più piccoli, preziosi compagni di giochi e di vita; una grande famiglia allargata sia in Italia che in Germania e tante amicizie. Ero una bambina allegra e socievole. Nei primi anni della mia vita non ho parlato, ma ero molto comunicativa, in ascolto, capivo e mi facevo capire, al di là delle parole.

Autunno1968_Martina legge sul vasino 1 (1)

Seduta sul vasino con una copertina sulle gambe, sono intenta a sfogliare una grande rivista illustrata.

La diagnosi di ipoacusia grave-profonda avvenne quando avevo quasi 4 anni. Indossai allora i miei primi apparecchi retro-auricolari con i quali ho potuto accedere al mondo dei suoni e delle voci, ma erano grossolani e la loro discriminazione non era immediata.

Natale 1969_Martina legge con papà

Accomodata sul divano con papà, accanto all’albero di Natale, ascolto da lui una storia seguendola su un libro che stiamo sfogliando insieme, ancora nel mondo del silenzio (avrei indossato le prime protesi qualche mese dopo).

Dai 4 ai 7 anni ho fatto un percorso riabilitativo secondo le indicazioni della logopedista, volando sulle ali della fantasia dei miei genitori, con lo strumento dei “cartoncini” da loro realizzati (un racconto più esteso sui miei “cartoncini” e una loro descrizione si trovano in appendice al libro Il pianista che ascolta con le dita di Paola Magi). Attraverso la lettura delle parole abbinate alle immagini che le rappresentavano (o forse, al contrario, sono le parole a rappresentare le immagini?), potevo apprendere vocaboli che non mi giungevano integri attraverso il solo canale uditivo, infatti vederli scritti in chiare lettere mi consentiva di conoscere la loro forma esatta. È così che si è sviluppato il mio amore per la parola scritta, vera e propria àncora di salvezza e che sono diventata un’appassionata lettrice. Ricordo che, da piccola, mi capitava di svegliarmi nel buio e nel silenzio della notte, per accendere una lampadina e mettermi a leggere un libro. È evidente che il mio legame con i libri si sia sviluppato, fin da piccolissima, grazie a genitori amanti dei libri e della lettura. Dal papà ricordo di aver ricevuto in dono alcuni dei libri per me “pietre miliari” tra cui: Il Piccolo Principe di Saint Exupéry, Pippi Calzelunghe di Astrid Lindgren che riuscii a seguire così nelle puntate televisive allora senza sottotitoli e La famosa invasione degli orsi in Sicilia di Dino Buzzati con essenziali illustrazioni d’autore. Ma le prime letture importanti furono le fiabe, non solo della tradizione: ricordo il grande divertimento che mi procuravano le Favole al telefono di Gianni Rodari!

Non appena inciampavo, in un libro, in un termine sconosciuto, ecco che il dizionario mi veniva in soccorso, facendomi apprendere la radice stessa delle parole e le loro molteplici forme di utilizzo. Un vocabolario, che ho avuto tra le mani fin da piccola, è stato il meraviglioso Primo dizionario, nato dal genio pittorico e narrativo di Richard Scarry, in cui ogni parola è una storia in immagini e parole. La carta scritta e stampata, come la lavagna, ha costituito poi un autentico sostegno a scuola e, arrivata infine al momento di dover decidere quale percorso di studi universitari intraprendere, la scelta cadde su Architettura, corso di laurea in cui immagini e parole sono strettamente correlate.

Le immagini hanno sempre costituito per me una parte essenziale dei libri. Tra i miei primi libri – che tuttora custodisco gelosamente – avevano un posto di rilievo i “libri senza parole”. Autentici capolavori variopinti o in bianco e nero, li trovò la mamma in Germania. I grandi albi illustrati di Ali Mitgutsch con meravigliose scene di ambienti sia di città che di campagna, ricchissime di particolari, hanno contribuito a stimolare la mia naturale inclinazione a osservare dettagli della realtà circostante. Innumerevoli personaggi hanno animato “storie per immagini” – senza parole o con poche essenziali frasi, quasi didascalie, nei bellissimi racconti di Attilio Cassinelli. Attraverso i libri con immagini e parole scritte (oggi disponibili su una pluralità di supporti, da quelli di tipo cartaceo a quelli informatici) nelle persone con disabilità uditiva si possono sviluppare: il linguaggio verbale, sia sul piano del vocabolario che della sintassi, l’abilità di cogliere nell’ambiente dettagli anche secondari attraverso il canale visivo, la propensione a immaginare relazioni e nessi tra fatti e fra persone, l’apertura verso mondi possibili, oltre il dato e lo scontato.

Ai bambini con disabilità uditiva credo che non possa esser fatto dono più grande di poter accedere a una montagna di libri scelti per loro con cura, che racchiudano immagini veramente belle e parole che corrispondano alla loro sete di apprendere, conoscere ed esplorare se stessi, gli altri e il mondo.

 

Quest’articolo è un adattamento di quello uscito sulla monografia della rivista del Centro Documentazione Handicap di Bologna HP-Accaparlante nr.3/2011 “Leggere per vivere. Libri per tutti e accessibilità alla lettura”. Per maggiori info, scrivete a redazione@accaparlante.it

 

Consigli di lettura:
1. Il piccolo principe, di Antoine de Saint-Exupéry (Bompiani, 1943)
2. Re 33 e i suoi 33 bottoni d’oro, di Claudio Imprudente (edizioni la meridiana, 2006)
3. Facciamo cambio?, di Lucia Scuderi (edizioni Lapis, 2015)

 

Martina_GerosaMartina Gerosa
Urbanista e disability manager esperta di barriere sensoriali. Come cittadina attiva si occupa da tempo di ambiente e diritti dei cittadini. È un’instancabile costruttrice di ponti, tra bianchi e neri, giovani e vecchi, abili e disabili… Co-formatrice in molteplici contesti e co-progettista di percorsi e iniziative, è esperta di Arte di ascoltare e di ComunicAbilità. Collabora attualmente con il Centro Documentazione Handicap-Accaparlante di Bologna e con il Pio Istituto dei Sordi di Milano.

 

 

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La Grande Fabbrica delle Parole è un laboratorio gratuito di scrittura creativa per bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie, primo in Italia a ispirarsi al modello 826 Valencia, scuola di scrittura no-profit creata dallo scrittore Dave Eggers e dall’educatrice Ninive Calegari. Dal 2009 a oggi più di 5000 bambini hanno partecipato gratuitamente ai nostri laboratori.

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