Lo scrittore si racconta: intervista a Giorgio Fontana


Scrittore, giornalista e, nel tempo libero, chitarrista. Giorgio Fontana torna alla Grande Fabbrica delle Parole e racconta ai nostri piccoli autori della 3D della scuola San Mamete come ha cominciato a scrivere e dove trova l’ispirazione.

Come ti senti quando scrivi un libro?

In tanti modi diversi, mi sento bene perché la cosa che mi piace di più fare, ma anche impegnativo perché bisogna farlo bene. Quindi a volte mi sento un po’ stanco.

È facile farsi venire le idee?

Dipende, varia da persona a persona, bisogna avere molta fantasia e saper cogliere le idee al momento giusto, più cerchi di inventarne più ne vengono fuori. Devi essere curioso.

A scuola eri bravo a scrivere i testi?

Eh si andavo male in matematica ma ero bravo, mi piaceva tanto la storia e probabilmente da lì mi venuta la passione per le storie, mi piaceva anche l’italiano, ma non gli esercizi di grammatica.

Sei emozionato quando ti pubblicano un libro?

Sì perché come se fosse un pezzettino di me che va nelle librerie.

Eri triste quando non ti hanno accettato un libro?

Sì molto. A volte difficile perché a un editore non piace il tuo libro, ma lo possono accettare altri, sono gusti, come a voi può piacere una cosa a un altro no, bisogna solo trovare una persona giusta.

Sei contento quando i tuoi lettori ti fanno i complimenti?

Sì la cosa più bella di tutte, vedi che hai regalato una bella storia a qualcuno ed è la cosa che fa più piacere.

E se ti dicono che il libro non piace?

Sì, mi capitato. Magari l’hanno detto in modo meno diretto, ma è naturale! Non si può fare una cosa che piace a tutti tutti, magari qualcuno ha dei gusti diversi ma importante anche avere delle critiche così impari. Se uno ti dice perché non gli piace la tua storia puoi capire un altro punto di vista e imparare.

Quando hai pubblicato il primo libro? È stato difficile?

Il primo libro l’ho scritto anni fa, ma ho cominciato a scrivere 10 anni fa, poi bisogna allenarsi bene per riuscire a convincere un editore. È stato difficile finirlo, avevo tante idee e devi essere molto concentrato, poi piano piano impari la tecnica.

Ti è mai venuto il blocco dello scrittore?

Sì, quello capita a tutti, il meglio fermarsi uscire fare una passeggiata, vedo degli amici, io suono anche la chitarra quindi…poi il blocco passa. Il cervello continua a lavorare anche se io non me ne accorgo e quando torno a scrivere arrivano le idee. Si scrive a pezzetti, un giorno ti capita di scrivere tante pagine perché un giorno fortunato altre volte rimani senza idee ma basta avere pazienza.

Ti piace il tuo lavoro?

Sì molto, anche se a volte difficile come tutti i lavori, ci sono momenti in cui va particolarmente bene, in altri c’è il blocco o bisogna riscrivere tanto, però sono molto contento.

Quanto tempo ci vuole per scrivere un libro?

Dipende, alcuni lo scrivono anche in due settimane, altri ci mettono dieci anni. Dipende un po’ dalla storia e dal tempo che ci metti tu. Siamo tutti diversi anche se ci mettete un po’ a raccontare la vostra storia non vi preoccupate, la scrittura una cosa che si fa con calma, piano piano, bisogna avere in mente una storia che sia abbastanza lunga da riempire un libro, avere tempo e un po’ d’esperienza, si impara crescendo. Bisogna lasciare libera la fantasia. Hai un mondo a disposizione dove succede quello che vuoi tu ed è bellissimo. Puoi perderti e poi trovare un equilibrio giusto tra quello che vuoi tu e quello che faranno i personaggi, ci dev’essere un equilibrio se no i lettori non capiscono niente.

Hai mai fatto errori di ortografia in un libro?

Vi svelo un segreto, c’è sempre qualcuno nella casa editrice che rilegge i libri e li corregge, può passare una svista, ma io cerco di stare attento.

Sei felice quando finisci un libro?

All’inizio sì perché una fatica, ma il giorno dopo mi sento già malinconico, perché è finita un’avventura. Ma anche vero che ne comincia subito un’altra. Quando finisci un libro un po’ come quando hai finito la scuola, solo dopo ti senti un po’ triste perché anche finito il divertimento.

Dopo averli pubblicati ti piacciono ancora i tuoi libri?

A distanza di tempo le cose che fai ti sembrano un po’ vecchie o le rileggi e trovi cose che avresti fatto in maniera diversa, mi capita. Perle mie storie mi piacciono ancora, perché sono parte di me. Ci sono anche scrittori che da vecchi riscrivono i loro primi libri, li vogliono rifare con tutta l’esperienza.

Scrivi a mano o a computer?

A computer perché sono più veloce rispetto alla penna, ma porto sempre in giro con me una penna . Oggi mentre vi aspettavo mi venuta un’idea e l’ho annotata dietro un foglio di giornale. Mi venuta l’idea di scrivere di un attore qui all’anfiteatro della Martesana. Tenere in mente tutto difficile.

Qual’è il tuo hobby?

Suonare la chitarra, suonavo anche in un gruppo per rilassarmi e divertirmi.

Che genere di libri scrivi? Ad esempio hai mai scritto un libro comico?

No ma mi piacerebbe molto, mi piace tantissimo ridere e bisogna essere bravi, una cosa difficile far ridere gli altri con le parole. E che facciano ridere davvero tutti. Ci vuole molta fantasia e la storia giusta. Devi impegnarti molto, deve venirti un impulso da dentro. Nei miei libri succedono anche vicende tristi, magari qualcuno si lascia o se ne va via o cose del genere. Come ci sono cose belle nella vita ci sono anche cose tristi, scriverle ti aiuta anche a superarle. Da bambino ho scritto anche delle storie di paura, delle storie di fantasmi però poi ho visto che non mi piacevano tanto.

Fai anche libri per bambini?

No per ora no un giorno lo farò, ma bisogna essere particolarmente bravi per essere scrittori per bambini.

Ti mai capitato di vedere qualcosa che ti faceva ridere e ti ha dato l’idea?

Sì una volta stavo camminando fuori città e c’erano dei ragazzi che stavano centrando un bersaglio con delle patate, si divertivano così. L’immagine mi piaciuta e l’ho messa in un libro.

Vogliono l’autografo quando vai in giro?

Quando sono fortunato sì, ad esempio quando faccio le presentazioni dei libri, ma non sono così famoso.

A te piace tanto leggere?

Io leggo tanti fumetti per ispirarmi, a me piacciono tantissimo e mi aiuta. Per scrivere bene bisogna leggere tanto, impariamo tante cose anche quando non ci sembra. Impariamo qualcosa sulle storie anche mentre sembra che ci stiamo solo divertendo, vedendo un cartone animato o leggendo un fumetto. Se uno legge impara tante parole nuove e modi di dire nuovi, che ti servono per parlare e scrivere meglio.

Ti mai capitato di avere un’idea e poi te la sei dimenticata?

Sì per quello ho imparato a prendere una penna, la cosa più brutta quando ti stai per addormentare e ti viene l’idea e dici “va bé tanto me la ricordo anche domani mattina poi non te la ricordi pi Allora ho imparato a dormire con la penna e il blocco vicino.

Hai mai rovesciato il caffè sui fogli?

Mi successo di peggio, stavo scrivendo e ho rovesciato l’aranciata sul computer, per fortuna non sì rotto! Un’altra volta ho preso un appunto ma stavo uscendo di casa e poi l’ho buttato nel cestino perché non mi ricordavo e pensavo fosse una cartaccia. Mi successa un’altra cosa, stavo scrivendo l’ultimo pezzo di un libro e sono uscito con degli amici e mi hanno rubato il computer, meno male che avevo fatto una copia, anche se vecchia di una settimana. Ho perso il lavoro di una settimana, ma meglio di niente.

Per uno scrittore il computer è fondamentale?

Ormai sì anche per sentire l’editore o mandare le cose che hai scritto, però per la storia non fondamentale, conosco uno scrittore che scrive tutto a mano e poi si fa battere a computer da un amico.

Ma gli scrittori mentre scrivono fanno leggere agli amici per avere un parere?

Dipende, ci sono scrittori che fino a che non hanno finito non fanno leggere a nessuno, altri lo danno da leggere a qualcuno di fidato che dica va bene o non va bene in modo onesto e con buoni argomenti, io sono una via di mezzo, di volte preferisco finire altre volte mi capitato di far leggere ad un amico scrittore che mi ha dato consigli.

I tuoi amici ti hanno mai dato l’ispirazione?

Sì molte volte anche solo quando ti raccontano quello che gli successo, poi il bello di stare con gli amici che ci si racconta tutto. Poi le storie finiscono nei libri, anche se filtrate dalla fantasia e un po’ cambiate. Una cosa che mi venuta in mente quando vivevo in Irlanda, siccome parlavo inglese, uno mi ha chiesto: qual’è la tua parola preferita in italiano?La mia un po’ buffa, ninna nanna perché suona bene. Da lì ho scritto un raccontino che ho pubblicato, pensate anche voi alla vostra parole preferita magari vi dà delle idee.

Quali sono gli ingredienti che servono in una storia?

Innanzitutto dei personaggi, per fare una buona storia ci vuole innanzitutto un protagonista e poi gli deve succedere qualcosa, il personaggio dev’essere affascinante, appassionante, stuzzicare il lettore. Deve agire in un luogo, quindi ci vuole un’ambientazione che dev’essere giusta per il personaggio e il genere di storia che ho in mente. Il modo più semplice per far agire il personaggio pensare a un suo desiderio, qualcosa che vuole fare. Poi bisogna trovare un titolo e scrivere bene in modo corretto, poi i fatti gli eventi la storia e il finale.

Come ti inventi il titolo di una storia?

In genere quando inizio a scrivere metto un titolo che però non quello finale. Altre volte parto a scrivere cominciando da un titolo, ma più raro. Addirittura per un racconto che avevo scritto ho scritto 15 titoli diversi: è difficile trovare un buon titolo per una storia. C’è anche l’aiuto dell’editore che consiglia un titolo che funziona e si decide insieme.


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