Lo scrittore si racconta: intervista a Paolo Cognetti



Leggi l’intervista a Paolo Cognetti, autore di racconti e di una guida letteraria alla città di New York. Scopri come vive un vero scrittore e tutti i suoi consigli per scrivere meglio!

Da piccolo già pensavi di fare lo scrittore?

No, a dire la verità volevo fare il falegname. Poi verso i sedici anni ho scoperto che mi piaceva tanto leggere. Cominciare a scrivere a mia volta è venuto quasi naturale.

Quanti libri hai scritto?

Tre, e adesso sto scrivendo il quarto.

Come si intitola?

Non lo so ancora. A volte il titolo lo sai subito, a volte è la cosa più difficile: dovrebbe condensare tutto quello che c’è dentro il libro ma è difficile trovarlo perché sei talmente immerso nella storia da non riuscire a vederla da fuori. Il titolo è importante: è la prima cosa che salta all’occhio nelle librerie, è il tuo primo contatto con il lettore. A volte è l’editore che ti aiuta a trovarlo.

Che ingredienti servono per costruire una storia?

Solo se una cosa l’hai vissuta sei capace di raccontarla bene. Io comincio da fatti che mi sono successi e poi libero la fantasia. Partire da elementi veri mi permette di sapere cosa sto scrivendo, perché sono cose che conosco. Anche costruendo il personaggio, mi ispiro spesso a miei amici o amiche. Il personaggio desidera qualcosa, un oggetto o un’altra persona, come in una storia d’amore. Oppure la storia può nascere da una mancanza: per esempio una famiglia cambia città, e al protagonista manca il luogo in cui è cresciuto. Oppure finisce la scuola e gli manca il suo migliore amico.

Quando inizi una storia hai già in mente cosa scrivere?

Non tutto dall’inizio alla fine, mi piace il fatto che una storia tu la impari mentre la stai scrivendo, segui le avventure del protagonista insieme a lui e piano piano vedi cosa succede. Il protagonista è il cuore di una storia e di solito è una persona. Se sei molto bravo puoi anche usare un oggetto o un animale o un luogo, come una città. A proposito, è molto importante che una persona non stia nel vuoto. Nessuno vive in uno spazio bianco dove non c’è niente: siamo circondati da oggetti e altre persone. È importante che un personaggio abbia amici che lo aiutano, e anche nemici che lo ostacolano.

Ma uno scrittore dove scrive?

A me piace scrivere a mano su dei grandi quaderni, ne avrò una decina. Quando ho il mio quaderno posso essere dappertutto a scrivere: quando lo apro e prendo la penna in mano sono lì dentro con la testa, tutto il resto scompare. A volte mi piace il silenzio, a volte la musica, a volte il chiasso intorno.

Mostra il quaderno su cui sta scrivendo il suo prossimo romanzo. È un quaderno molto grande, dalla scrittura fitta. Qua e là ci sono delle immagini.

Mi piace molto trarre ispirazione dalle immagini. Vedete (indica delle illustrazioni nel suo quaderno)? Una mia amica illustratrice ha fatto dei disegni e io li ho incollati sui miei quaderni, mi danno delle idee su come può essere la storia. Scrivo tutto a mano, solo alla fine lo riporto al computer.

Come fa uno ad avere un tuo libro? Le persone te lo chiedono direttamente e ne fai una copia?

No, ci sono tante persone dietro a un libro. C’è un editore che lo realizza materialmente e lo distribuisce. I miei vengono stampati in qualche migliaio di copie che vanno nelle librerie, dove le persone li possono comprare. A me di solito ne regalano 5.

Ci sono dei momenti in cui perdi il filo?

Sì, anche con un po’ di disperazione devo dire. Quando mi perdo in una storia e non so più dove andare allora provo a inserire qualcosa di strano, un diversivo. C’è una figura nei drammi di teatro che è quella del pazzo, cioè qualcuno che fa qualcosa di sorprendente che nessuno si aspetta. Per esempio, se il personaggio è molto triste o molto arrabbiato o felice può fare qualcosa che lì per lì sembra strano ma fa andare la storia avanti, in direzioni che non immaginavi neanche tu. Un’altra strategia è quella di scrivere la biografia di un personaggio. Immagino tutto quello che gli è successo prima che cominciasse la storia, se ha dei sogni, delle paure, chi sono i suoi genitori, così creiamo un personaggio che abbia un carattere dei desideri delle passioni, tutti questi strati fanno un personaggio complesso come siamo tutti noi.

Ma i disegni li fai tu a mano o li inventi poi li stampi con il computer?

Guarda questi disegni qua… io non sono un disegnatore: quando il libro era quasi pronto mi hanno messo in contatto con un illustratore. Io gli ho fatto leggere un mio racconto sulla montagna e lui ha provato a fare un disegno. Aveva vissuto un’esperienza della montagna simile alla mia, così ha disegnato il suo ricordo e io l’ho trovato bellissimo.
Altre volte si comprano illustrazioni da repertori già pronti, ma quello mi piace meno perché l’immagine non nasce da un incontro, da un’esperienza condivisa.

Quanto ci si mette a scrivere un libro?

Io ci metto tre o quattro anni. Ma il tempo non conta, esistono anche scrittori che in tutta la vita hanno scritto un solo libro, l’importante è che sia bello.

L’ultimo consiglio prima di iniziare a scrivere?

Vi regalo un trucco sui personaggi che per me è importante: mi sembra che nelle favole ci siano sempre i ruoli del buono e del cattivo; invece nelle storie reali le persone sono quasi sempre ambivalenti. Tutti i personaggi dentro di sé hanno una parte buona e una cattiva, oppure un pregio e un difetto. Nessuno di noi è un eroe che non ha paura di niente. Allora è importante dare al nostro protagonista anche un lato oscuro. Io cerco sempre di costruire dei personaggi che abbiano questa complessità, come le persone vere.



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