Che cosa succede se un petauro e una scrittrice d’eccezione si incontrano nello stomaco di un elefante marino? Non può che nascerne una storia. Michela Murgia a Roland con La Grande Fabbrica delle Parole.
Irene e Gronco: un’avventura tutta da scoprire. Ovvero, La luna in pelliccia.
Irene e Gronco sono amici per la pelle. Cioè, Irene dice che sono amici per la pelle. Gronco pensa che siano amici per la pelliccia. Vivono su una collina meravigliosa e molto alta, sulla cui cima c’è un vulcano che ogni tanto sputa lapilli e scintille. Irene e Gronco vanno spesso a fare il bagno nella cascata che c’è vicino. Cioè, Irene va a fare il bagno. Gronco detesta l’acqua, crede che gli infeltrisca la pelliccia. Preferisce salire sulle rocce in cima alla cascata e buttarsi allargando le zampe. Irene e Gronco hanno poche cose in comune, ma quelle cose sono importanti: l’amicizia e la voglia di volare. Irene non è fortunata come Gronco, non ha grandi lembi di pelliccia volante sotto le zampe; però ha un deltaplano e i due amici spesso si fanno dei giri meravigliosi sul cielo della loro terra, sopra il fiume, intorno all’isola e lungo la cascata. Irene è felice. Anche Gronco sembra felice.
Sembra.
In realtà, mentre la sua amica dorme, Gronco di notte guarda la luna. È bianca e grande, lontana per raggiungerla ma abbastanza vicina per sognare di farlo. Guarda la luna e si guarda le zampe, facendo i conti delle sue possibilità. Potrà arrivarci? E come? Basterà la sua pelliccia fino alla cima del cielo? Ogni notte Gronco pensa e sogna, all’insaputa di Irene.
Nella terra di Irene e Gronco c’è sempre bel tempo, temperature moderate, piogge leggere e mai un vero e proprio temporale. Solo un giorno all’anno le cose cambiano. In quel giorno – che Irene e Gronco chiamano “il giorno del vento” – tutti i venti del cielo si danno appuntamento sulla collina e soffiano, soffiano fortissimo, soffiano così forte che l’acqua della cascata si muove dal basso verso l’altro, gli alberi si stringono forte l’uno all’altro per non farsi sradicare e la collina punta i piedi contro la pianura per non farsi ribaltare. Quel giorno Irene e Gronco fanno le volate più belle e spericolate di tutto l’anno. Certo, è pericoloso, una volta Gronco è finito contro una pianta di fichi d’india e dopo sembrava un porcospino; un’altra volta Irene era finita con la testa dentro un tronco d’albero e Gronco aveva fatto una fatica tremenda a sfilarla. Il più delle volte però il giorno del vento era un giorno magnifico e grazie al suo soffio i due amici si infilavano tra le nuvole gridando forte la loro gioia e guardavano la terra dall’alto, piccola piccola.
Gronco pensava che, se c’era una possibilità per lui di arrivare sulla luna, quella possibilità era il giorno del vento. Magari partendo da abbastanza in alto e slanciandosi abbastanza forte, con il giusto soffio anche un petauro poteva arrivare lontano. Molto lontano. Lontano fino alla luna. L’unica preoccupazione di Gronco è dare un dispiacere a Irene, che gli è molto affezionata e forse non vorrebbe vederlo partire.
Irene, che è una bambina piuttosto sveglia, capisce che il suo piccolo amico ha un pensiero fisso e finalmente, in un dopopranzo molto sonnacchioso, approfittando di una mangiata di noci e miele particolarmente abbondante, decide di fargli un discorso.
– So cosa stai pensando: tu vuoi andare sulla luna.
Gronco abbassò le orecchie e mosse la punta del naso umido con imbarazzo. Poi puntò gli occhi tondi alla sua amica e disse:
– Sì. Lo sogno da sempre, da quando ero piccolo. Ma non voglio darti un dispiacere.
Irene sorrise.
– Stupida palla di pelo volante, credi che vederti sempre tormentato dal tuo sogno non sia già un dispiacere? Io voglio vederti felice e se per te la felicità è raggiungere la luna, ti aiuterò.
Gronco lanciò uno squittìo di pura gioia e le abbracciò una caviglia, strofinando le zampe contro il suo calcagno come a volte fanno i petauri in segno di affetto.
Da quel momento aspettarono il giorno del vento.
Grazie di cuore a Michela Murgia e a tutti i volontari presenti.